Sin autem urbanius me agere mavis sic agam tecum; removebo illum senem durum ac paene agrestem; ex his igitur tuis sumam aliquem ac potissimum minimum fratrem qui est in isto genere urbanissimus; qui te amat plurimum qui propter nescio quam credo timiditatem et nocturnos quosdam inanes metus tecum semper pusio cum maiore sorore cubitavit. Eum putato tecum loqui: “Quid tumultuaris soror? quid insanis?
Quid clamorem exorsa verbis parvam rem magnam facis?
Vicinum adulescentulum aspexisti; candor huius te et proceritas vultus oculique pepulerunt; saepius videre voluisti; fuisti non numquam in isdem hortis; vis nobilis mulier illum filium familias patre parco ac tenaci habere tuis copiis devinctum; non potes; calcitrat respuit non putat tua dona esse tanti; confer te alio. Habes hortos ad Tiberim ac diligenter eo loco paratos quo omnis iuventus natandi causa venit; hinc licet condiciones cotidie legas; cur huic qui te spernit molesta es?”
Versione tradotta
Se tu, poi, preferisci che io ti tratti con maggior riguardo, lo farò. Allontanerò quel vecchio arcigno e quasi selvatico. Prenderò invece …. sì, qualcuno tra questi e precisamente il tuo fratello minore, che in questa materia è così pieno di garbo, che ti ama più di ogni altro, e che, non so per quale (credo io) timidezza di vani terrori notturni, ha sempre usato dormire con te, come un fanciullo con la sorella maggiore. Immagina che egli ora parli con te: «Perché mai, o sorella, smanii in questo modo? Che pazzia è la tua? “Perché con tanto chiasso di parole, una piccola cosa ingigantisci?” Tu hai adocchiato un giovinetto, tuo vicino di casa; il suo candore, la figura slanciata, il volto, gli occhi ti hanno colpita; l’hai voluto vedere più di frequente, ti sei talvolta trovata con lui nello stesso giardino; donna dell’alta società, ti sei proposta di avvincere a te, con le tue larghezze, questo figlio di famiglia dal padre avaro e spilorcio. Non ci riesci: egli recalcitra, non ne vuol sapere di te, ti rifiuta, non giudica che i tuoi doni valgano tanto. E cercatene un altro! Hai un giardino sul Tevere, e te lo sei adattato apposta in quel luogo perché tutta la gioventù di Roma ci venga col pretesto del nuoto. Eccoti dove tu puoi ogni giorno scegliere secondo il tuo gusto. Perché tormentare proprio costui che t’ha a noia?»
- Letteratura Latina
- Pro Caelio di Cicerone
- Cicerone