Reliquum est ut iam illum natura ipsius consuetudoque defendat hunc autem haec eadem coarguat. Nihil per vim umquam Clodius omnia per vim Milo. Quid? ego iudices cum maerentibus vobis urbe cessi iudiciumne timui? non servos non arma non vim? Quae fuisset igitur iusta causa restituendi mei nisi fuisset iniusta eiciendi? Diem mihi credo dixerat multam inrogarat actionem perduellionis intenderat; et mihi videlicet in causa aut mala aut mea non et praeclarissima et vestra iudicium timendum fuit. Servorum et egentium civium et facinorosorum armis meos civis meis consiliis periculisque servatos pro me obici nolui.
Versione tradotta
Resta un argomento: l'indole e la condotta servono a difendere Clodio, mentre valgono ad accusare Milone . "Clodio non ha mai impiegato la violenza, Milone se n'è sempre servito". E che? Io, giudici, nell'abbandonare la città mentre voi eravate tutti afflitti, ebbi paura del processo o non piuttosto degli schiavi, delle armi, della violenza? Quale giusto motivo si sarebbe presentato per richiamarmi, se non fosse stato ingiusto quello di cacciarmi Mi aveva citato, credo, in giudizio, aveva proposto una multa e mi aveva intentato un processo per alto tradimento: e io, evidentemente, in quella causa sciagurata o comunque diretta solo contro di me, e non onorevolissima e diretta contro tutti voi, avrei dovuto temere il processo! Ma io non volli che i miei concittadini, salvati dalle mie sagge decisioni e dai pericoli da me corsi, fossero esposti per causa mia alle armi di schiavi, di indebitati, di criminali.
- Letteratura Latina
- Pro Milone di Cicerone
- Cicerone