Ea tempestate Romae seditionibus tribuniciis atrociter res publica
agitabatur. P. Lucullus et L. Annius tribuni plebis resistentibus collegis continuare magistratum nitebantur quae dissensio
totius anni comitia impediebat. Ea mora in spem adductus Aulus quem pro praetore in castris relictum supra diximus aut
conficiendi belli aut terrore exercitus ab rege pecuniae capiendae milites mense Ianuario ex hibernis in expeditionem euocat
magnisque itineribus hieme aspera pervenit ad oppidum Suthul ubi regis thesauri erant. Quod quamquam et saevitia temporis et
opportunitate loci neque capi neque obsideri poterat–nam circum murum situm in praerupti montis extremo planities limosa
hiemalibus aquis paludem fecerat– tamen aut simulandi gratia quo regi formidinem adderet aut cupidine caecus ob thesauros
oppidi potiendi vineas agere aggerem iacere aliaque quae incepto usui forent properare.
Versione tradotta
In quel tempo i disordini fomentati dai tribuni sconvolgevano
violentemente la vita
politica romana. I tribuni della plebe Publio
Lucullo e Lucio Annio cercavano di rimanere in carica contro il parere
dei
colleghi, e tale dissenso impediva i comizi per l'intero anno. Aulo,
lasciato, come si è detto, al
campo con funzione di propretore, fu indotto
da questo ritardo a sperare o di concludere la guerra o di estorcere
denaro al re minacciandolo con l'esercito. Nel mese di gennaio fa dunque
uscire le sue truppe dai
quartieri invernali per una spedizione e le
conduce a marce forzate, nonostante i rigori della stagione, in
prossimità
della città di Suthul, in cui si custodiva il tesoro del re.
L'inclemenza della stagione e la
natura dei luoghi non consentivano né di
prenderla né di assediarla, dato che attorno alle mura, situate sul ciglio
di rocce scoscese, era una piana fangosa, che le piogge invernali avevano
trasformato in palude. Malgrado
ciò, Aulo, o perché volesse intimorire il
re con una finta manovra, o perché fosse accecato dal desiderio di
impadronirsi della città col suo tesoro, fa avanzare le vinee, innalza il
terrapieno e affretta gli altri lavori
necessari alla riuscita
dell'impresa.
- Bellum Iugurthinum
- Par. 30-59
- Sallustio