De Senectute, Paragrafo 38 - Studentville

De Senectute, Paragrafo 38

Ita enim senectus honesta est, si se ipsa defendit,

si ius suum retinet, si nemini emancipata est, si usque ad ultimum spiritum dominatur in suos. Ut enim adulescentem in quo est

senile aliquid, sic senem in quo est aliquid adulescentis probo; quod qui sequitur, corpore senex esse poterit, animo numquam

erit. Septimus mihi liber Originum est in manibus; omnia antiquitatis monumenta colligo; causarum inlustrium quascumque defendi

nunc cum maxime conficio orationes; ius augurium, pontificium, civile tracto; multum etiam Graecis litteris utor,

Pythagoreorumque more exercendae memoriae gratia, quid quoque die dixerim, audierim, egerim, commemoro vesperi. Hae sunt

exercitationes ingeni, haec curricula mentis, in his desudans atque elaborans corporis vires non magno opere desidero. Adsum

amicis, venio in senatum frequens ultroque adfero res multum et diu cogitatas, easque tueor animi, non corporis viribus. Quas

si exsequi nequirem, tamen me lectulus meus oblectaret ea ipsa cogitantem, quae iam agere non possem; sed ut possim, facit acta

vita. Semper enim in his studiis laboribusque viventi non intellegitur quando obrepat senectus. Ita sensim sine sensu aetas

senescit nec subito frangitur, sed diuturnitate exstinguitur.

Versione tradotta

Così infatti la vecchiaia è degna di stima, se si difende da sola, se conserva il proprio diritto, se non è assoggettata

a nessuno, se fino all’ultimo respiro comanda ai suoi. Come infatti approvo il giovane nel quale alberga qualcosa di senile,

così (approvo) il vecchio nel quale vi è qualcosa del giovane; e chi mette in pratica questo, potrà anche essere vecchio nel

corpo, giammai lo sarà nello spirito. Ho tra le mani il settimo libro delle Origini, raccolgo tutti i documenti dell’antichità,

ora sto mettendo a punto i discorsi delle cause famose che ho patrocinato, tratto il diritto degli àuguri, dei pontefici, il

diritto civile, pratico molto anche le lettere greche e, secondo il costume dei Pitagorici, per esercitare la memoria richiamo

alla mente la sera quel che ho detto, sentito o fatto durante il giorno. Questi sono gli esercizi dell'intelletto, questa la

palestra della mente, dove sudando e faticando non rimpiango più di tanto le forze del corpo. Assisto i miei amici, vengo

spesso in senato e vi apporto di mia iniziativa cose meditate molto e a lungo, e le difendo con le forze dello spirito, non del

corpo. Se non fossi in grado di fare questo, mi conforterebbe tuttavia il mio divano, dove mediterei sulle stesse cose che

ormai non posso portare a termine; ma la vita passata fa sì che io possa (compierle): infatti chi vive sempre tra questi studi

e queste occupazioni non si accorge quando la vecchiaia si insinua; così piano piano, senza accorgersene, la vita invecchia, e

non si interrompe all'improvviso, ma si spegne in una lunga durata.

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