Videmus Papum Aemilium Luscino familiarem fuisse (sic a patribus accepimus),
bis una consules, collegas in censura; tum et cum iis et inter se coniunctissimos fuisse M’. Curium, Ti. Coruncanium
memoriae proditum est. Igitur ne suspicari quidem possumus quemquam horum ab amico quippiam contendisse, quod contra fidem,
contra ius iurandum, contra rem publicam esset. Nam hoc quidem in talibus viris quid attinet dicere, si contendisset,
impetraturum non fuisse? cum illi sanctissimi viri fuerint, aeque autem nefas sit tale aliquid et facere rogatum et rogare. At
vero Ti. Gracchum sequebantur C. Carbo, C. Cato, et minime tum quidem C. frater, nunc idem acerrimus.
Versione tradotta
Noi vediamo
che Emilio Papo fu intimo di Luscino (così sappiamo dai nostri padri), due volte consoli insieme, colleghi nella censura; è
stato inoltre tramandato che Manio Curio e Tiberio Coruncanio furono e a quelli e tra loro legatissimi. Ebbene, nemmeno il
sospetto noi possiamo avere che qualcuno di loro abbia preteso dall'amico qualcosa che fosse contro la lealtà, contro la
parola data, contro lo stato. E non c'è nemmeno bisogno di dire, trattandosi di tali uomini, che se alcuno l'avesse
preteso, non l'avrebbe ottenuto; poiché essi erano uomini integerrimi, e non è lecito, una simile cosa, né farla quando uno
ce la chiede né chiederla noi stessi. Ma per contro Tiberio Gracco lo seguivano Gaio Carbone, Gaio Catone e non il fratello
Gaio, che ora però è accesissimo anche lui.
- Letteratura Latina
- De Amicitia di Cicerone
- Cicerone