Sequitur
tertia vituperatio senectutis, quod eam carere dicunt voluptatibus. O praeclarum munus aetatis, siquidem id aufert a nobis,
quod est in adulescentia vitiosissimum! Accipite enim, optimi adulescentes, veterem orationem Archytae Tarentini, magni in
primis et praeclari viri, quae mihi tradita est cum essem adulescens Tarenti cum Q. Maximo. Nullam capitaliorem pestem quam
voluptatem corporis hominibus dicebat a natura datam, cuius voluptatis avidae libidines temere et ecfrenate ad potiendum
incitarentur.
Versione tradotta
Segue la terza critica alla vecchia, cioè dicono che essa sia priva di piaceri. O magnifico dono delletà, se
davvero ci toglie ciò che nella giovinezza cè di peggiore! Ascoltate infatti, ottimi giovani, quellantico discorso di Archita
di Taranto [filosofo e matematico della scuola pitagorica], uomo grande e famosissimo, che mi fu riferito quando da giovane ero
a Taranto con Quinto Massimo. Egli diceva che nessuna peste è stata data agli uomini, da parte della natura, più funesta del
piacere dei sensi e le passioni, avide di tale piacere, vengono spinte a goderne in modo cieco ed avventato.
- Letteratura Latina
- De Senectute di Cicerone
- Cicerone
- De Senectute