Sed ubi ea Romae
comperta sunt metus atque maeror civitatem invasere: pars dolere pro gloria imperi pars insolita rerum bellicarum timere
libertati; Aulo omnes infesti ac maxime qui bello saepe praeclari fuerant quod armatus dedecore potius quam manu salutem
quaesiuerat. Ob ea consul Albinus ex delicto fratris invidiam ac deinde periculum timens senatum de foedere consulebat et tamen
interim exercitui supplementum scribere ab sociis et nomine Latino auxilia arcessere denique omnibus modis festinare. Senatus
ita uti par fuerat decernit suo atque populi iniussu nullum potuisse foedus fieri. Consul impeditus a tribunis plebis ne quas
parauerat copias secum portaret paucis diebus in Africam proficiscitur; nam omnis exercitus uti convenerat Numidia deductus in
prouincia hiemabat. Postquam eo venit quamquam persequi Iugurtham et mederi fraternae invidiae animo ardebat cognitis militibus
quos praeter fugam soluto imperio licentia atque lascivia corruperat ex copia rerum statuit sibi nihil agitandum.
Versione tradotta
Quando la notizia si riseppe a Roma, la città fu presa dallo
sgomento e dall'angoscia: chi si
rammaricava per la gloria dello Stato,
chi, inesperto di guerra, temeva per la libertà. Ma tutti, e specialmente
quelli che avevano avuto un glorioso passato militare, erano sdegnati con
Aulo, perché, con le armi in pugno,
aveva cercato scampo in una pace
disonorevole anziché nel combattimento. Perciò il console Albino,
temendo
che dalla colpa del fratello gli derivassero ostilità e anche
pericoli, chiedeva il parere del senato sul trattato e
nel frattempo
arruolava nuovi contingenti per l'esercito, sollecitava l'invio di truppe
da parte degli
alleati e dei popoli latini, insomma si dava da fare in
ogni modo. Il senato, com'era giusto, decreta che senza la
ratifica sua
e del popolo romano non si può concludere alcun trattato. Il console,
non potendo portare con
sé le truppe allestite per il veto opposto dai
tribuni della plebe, salpa pochi giorni dopo per l'Africa, perché già
tutto l'esercito, sgombrata la Numidia conformemente ai patti, svernava
nella provincia. Albino, al suo
arrivo al campo, ardeva dal desiderio di
punire Giugurta e di placare l'odio contro suo fratello, ma quando
constatò che i soldati, oltre a essere demoralizzati per la ritirata,
erano caduti in una vergognosa anarchia per la
mancanza di disciplina,
ritenne opportuno, in quelle circostanze, non prendere iniziative.
- Letteratura Latina
- Par. 30-59
- Sallustio