Bellum Iugurthinum, Paragrafo 39 - Studentville

Bellum Iugurthinum, Paragrafo 39

Sed ubi ea Romae

comperta sunt metus atque maeror civitatem invasere: pars dolere pro gloria imperi pars insolita rerum bellicarum timere

libertati; Aulo omnes infesti ac maxime qui bello saepe praeclari fuerant quod armatus dedecore potius quam manu salutem

quaesiuerat. Ob ea consul Albinus ex delicto fratris invidiam ac deinde periculum timens senatum de foedere consulebat et tamen

interim exercitui supplementum scribere ab sociis et nomine Latino auxilia arcessere denique omnibus modis festinare. Senatus

ita uti par fuerat decernit suo atque populi iniussu nullum potuisse foedus fieri. Consul impeditus a tribunis plebis ne quas

parauerat copias secum portaret paucis diebus in Africam proficiscitur; nam omnis exercitus uti convenerat Numidia deductus in

prouincia hiemabat. Postquam eo venit quamquam persequi Iugurtham et mederi fraternae invidiae animo ardebat cognitis militibus

quos praeter fugam soluto imperio licentia atque lascivia corruperat ex copia rerum statuit sibi nihil agitandum.

Versione tradotta

Quando la notizia si riseppe a Roma, la città fu presa dallo
sgomento e dall'angoscia: chi si

rammaricava per la gloria dello Stato,
chi, inesperto di guerra, temeva per la libertà. Ma tutti, e specialmente

quelli che avevano avuto un glorioso passato militare, erano sdegnati con
Aulo, perché, con le armi in pugno,

aveva cercato scampo in una pace
disonorevole anziché nel combattimento. Perciò il console Albino,
temendo

che dalla colpa del fratello gli derivassero ostilità e anche
pericoli, chiedeva il parere del senato sul trattato e

nel frattempo
arruolava nuovi contingenti per l'esercito, sollecitava l'invio di truppe
da parte degli

alleati e dei popoli latini, insomma si dava da fare in
ogni modo. Il senato, com'era giusto, decreta che senza la

ratifica sua
e del popolo romano non si può concludere alcun trattato. Il console,
non potendo portare con

sé le truppe allestite per il veto opposto dai
tribuni della plebe, salpa pochi giorni dopo per l'Africa, perché già

tutto l'esercito, sgombrata la Numidia conformemente ai patti, svernava
nella provincia. Albino, al suo

arrivo al campo, ardeva dal desiderio di
punire Giugurta e di placare l'odio contro suo fratello, ma quando

constatò che i soldati, oltre a essere demoralizzati per la ritirata,
erano caduti in una vergognosa anarchia per la

mancanza di disciplina,
ritenne opportuno, in quelle circostanze, non prendere iniziative.

  • Letteratura Latina
  • Par. 30-59
  • Sallustio

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