Quorum acerrimo concursu cum magnam partem diei esset pugnatum cadit Crateros dux et Neoptolemus qui secundum locum imperii
tenebat. Cum hoc concurrit ipse Eumenes. Qui cum inter se complexi in terram ex equis decidissent ut facile intellegi possent
inimica mente contendisse animoque magis etiam pugnasse quam corpore non prius distracti sunt quam alterum anima relinqueret.
Ab hoc aliquot plagis Eumenes vulneratur neque eo magis ex proelio excessit sed acrius hostis institit. Hic equitibus
profligatis interfecto duce Cratero multis praeterea et maxime nobilibus captis pedester exercitus quod in ea loca erat
deductus ut invito Eumene elabi non posset pacem ab eo petit. Quam cum impetrasset in fide non mansit et se simulac potuit ad
Antipatrum recepit. Eumenes Craterum ex acie semivivum elatum recreare studuit; dum id non posset pro hominis dignitate proque
pristina amicitia – namque illo usus erat Alexandro vivo familiariter – amplo funere extulit ossaque in Macedoniam uxori eius
ac liberis remisit.
Versione tradotta
Accanitamente e per gran parte della giornata si combattè dalle due parti: cadde il comandante Cratero e cadde
Neottolemo, che fungeva da secondo. Contro di lui si scagliò lo stesso Eumene. . Avvinghiatisi strettamente, da cavallo caddero
in terra: era chiaro che un odio personale li spingeva e che il duello era piu' di spirito che di corpo; non si lasciarono che
quando uno dei due rimase morto. Anche Eumene era uscito ferito in piu' parti da quella lotta, ma non per questo si ritirò dal
combattimento, anzì incalzò i nemici con maggior foga. . Allora, fuggita la cavalleria, morto il comandante Cratero, essendo
molti caduti prigionieri, specialmente nobili, il corpo della fanteria, che si era lasciato attirare in una località da cui non
avrebbe potuto ritirarsi senza che Eumene lo permettesse, chiese la pace. Ottenutala, non stette ai patti e, non appena lo
potè, ritornò presso Antipatro. . Cratero era stato portato fuori dalla battaglia ancora in vita: Eumene fece di tutto per
rianimarlo; ma non gli fu possibile. Memore dell'antica amicizia (erano stati molto intimi al tempo di Alessandro) e per
riguardo alla sua dignità, lo onorò con un solenne funerale e ne mandò poi le ossa alla moglie e ai figli in Macedonia.
- Letteratura Latina
- De viris illustribus (Eumenes) di Cornelio Nepote
- Cornelio Nepote
- De viris illustribus