Quam ob rem adeste
animis, iudices, et timorem si quem habetis deponite. Nam–si umquam de bonis et fortibus viris, si umquam de bene meritis
civibus potestas [vobis] iudicandi fuit, si denique umquam locus amplissimorum ordinum delectis viris datus est, ut sua studia
erga fortis et bonos civis, quae voltu et verbis saepe significassent, re et sententiis declararent–hoc profecto tempore eam
potestatem omnem vos habetis, ut statuatis utrum nos, qui semper vestrae auctoritati dediti fuimus, semper miseri lugeamus, an,
diu vexati a perditissimis civibus, aliquando per vos ac per vestram fidem, virtutem, sapientiamque recreemur.
Versione tradotta
Quindi, non preoccupatevi, giudici, e
abbandonate ogni timore, se ne avete. D'altra parte, se mai vi è capitato di giudicare uomini buoni e coraggiosi e cittadini
che hanno ben meritato la vostra stima, se mai a persone scelte tra i ceti più autorevoli è stata offerta l'occasione di
confermare a fatti e a parole tutta la simpatia, più volte già trapelata da sguardi e discorsi, per quegli stessi cittadini
forti e valenti, ebbene, in questa circostanza avete il potere di decidere se noi, che siamo sempre stati rispettosi della
vostra autorità, saremo costretti a un'infelicità eterna o se, grazie a voi, alla vostra lealtà, al vostro coraggio e alla
vostra saggezza, potremo sentirci rinati, dopo tante vessazioni da parte di gente senza scrupoli.
- Letteratura Latina
- Pro Milone di Cicerone
- Cicerone