Versione tradotta dell’Agricola di Tacito: Paragrafo 4
Gnaeus Iulius Agricola, vetere et inlustri Foroiuliensium colonia ortus, utrumque avum procuratorem Caesarum
habuit, quae equestris nobilitas est. pater illi Iulius Graecinus senatorii ordinis, studio eloquentiae sapientiaeque notis,
iisque ipsis virtutibus iram Gai Caesaris meritus: namque Marcum Silanum accusare iussus et, quia abnuerat, interfectus est.
mater Iulia Procilla fuit, rarae castitatis. in huius sinu indulgentiaque educatus per omnem honestarum artium cultum pueritiam
adulescentiamque transegit. arcebat eum ab inlecebris peccantium praeter ipsius bonam integramque naturam, quod statim parvulus
sedem ac magistram studiorum Massiliam habuit, locum Graeca comitate et provinciali parsimonia mixtum ac bene compositum.
memoria teneo solitum ipsum narrare se prima in iuventa studium philosophiae acrius, ultra quam concessum Romano ac senatori,
hausisse, ni prudentia matris incensum ac flagrantem animum coercuisset. scilicet sublime et erectum ingenium pulchritudinem ac
speciem magnae excelsaeque gloriae vehementius quam caute adpetebat. mox mitigavit ratio et aetas, retinuitque, quod est
difficillimum, ex sapientia modum.
Versione tradotta
Gneo Giulio Agricola, nato nell’antica e illustre
colonia di Forum Iulii, ebbe ambedue i nonni procuratori, che è una nobiltà equestre. Suo padre fu Giulio Grecino, di ordine
senatorio, noto per la sua attività di oratore e di filosofo, e che per queste stesse virtù si era meritato l’ira di Gaio
Cesare: infatti fu costretto ad accusare Marco Silano e, poiché si era rifiutato, fu ucciso. Sua madre fu Giulia Procilla, di
rara onestà. Allevato nell’amorosa cura di questa donna, passò la puerizia e l’adolescenza nel culto di tutte le arti oneste.
Lo teneva alla larga dalle attrattive dei dissoluti, a parte la sua indole onesta e integra, il fatto che subito fin da piccolo
ebbe come sede e maestra di studi Marsiglia, un luogo in cui la raffinatezza greca e la semplicità provinciale si trovavano
mescolate e armoniosamente congiunte. Ricordo che egli era solito raccontare che nella prima gioventù aveva incominciato a
coltivare lo studio della filosofia con troppo ardore, più di quanto fosse concesso a un romano e a un senatore, se la saggezza
della madre non avesse frenato il suo animo ardente e pieno di entusiasmo. Certamente il suo carattere sublime ed elevato
aspirava con più ardore che cautela alla bellezza e allo splendore di una gloria grande ed eccelsa. Più tardi la prudenza degli
anni lo frenò ed egli riuscì a ricavare – cosa che è difficilissima – dallo studio della filosofia il senso della
misura.
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