Haec igitur lex in amicitia sanciatur, ut neque rogemus res
turpes nec faciamus rogati. Turpis enim excusatio est et minime accipienda cum in ceteris peccatis, tum si quis contra rem
publicam se amici causa fecisse fateatur. Etenim eo loco, Fanni et Scaevola, locati sumus ut nos longe prospicere oporteat
futuros casus rei publicae. Deflexit iam aliquantum de spatio curriculoque consuetudo maiorum.
Versione tradotta
Si sancisca dunque nell’amicizia questa legge: che né
chiediamo noi cose turpi, né, richiesti, le facciamo. E’ una turpe scusa, difatti, e per nulla accettabile, come per tutte
le altre colpe, così se uno dichiari di aver agito contro lo stato a causa di un amico. Noi siamo in tal punto, o Fannio e
Scevola, che bisogna saper prevedere di lontano i futuri casi dello stato. Il costume degli antenati ormai ha perduto alquanto
terreno e s’è alquanto allontanato dalla carreggiata.
- Letteratura Latina
- De Amicitia di Cicerone
- Cicerone