Bellum Iugurthinum, Paragrafo 40 - Studentville

Bellum Iugurthinum, Paragrafo 40

Interim Romae C. Mamilius Limetanus tribunus plebis rogationem ad populum promulgat uti

quaereretur in eos quorum consilio Iugurtha senati decreta neglegisset quique ab eo in legationibus aut imperiis pecunias

accepissent qui elephantos quique perfugas tradidissent item qui de pace aut bello cum hostibus pactiones fecissent. Huic

rogationi partim conscii sibi alii ex partium invidia pericula metuentes quoniam aperte resistere non poterant quin illa et

alia talia placere sibi faterentur occulte per amicos ac maxime per homines nominis Latini et socios Italicos impedimenta

parabant. Sed plebes incredibile memoratu est quam intenta fuerit quantaque vi rogationem iusserit magis odio nobilitatis cui

mala illa parabantur quam cura rei publicae: tanta libido in partibus erat. Igitur ceteris metu perculsis M. Scaurus quem

legatum Bestiae fuisse supra docuimus inter laetitiam plebis et suorum fugam trepida etiam tum civitate cum ex Mamilia

rogatione tres quaesitores rogarentur effecerat uti ipse in eo numero crearetur. Sed quaestio exercita aspere violenterque ex

rumore et libidine plebis: uti saepe nobilitatem sic ea tempestate plebem ex secundis rebus insolentia ceperat.

Versione tradotta

A Roma, frattanto, il tribuno della plebe Gaio Mamilio

Limetano
presenta al popolo la proposta di mettere sotto inchiesta coloro che
avevano istigato Giugurta a

non tener conto dei decreti del senato e
coloro che, come commissari o comandanti, avevano accettato denaro da lui

o avevano restituito elefanti e disertori o avevano fatto trattati di pace
e di guerra con il nemico.

Ostacoli a questa proposta furono frapposti
sia da chi si sentiva in colpa sia da chi temeva le accuse suscitate

dall'odio di parte; ma poiché non potevano opporsi apertamente, senza
ammettere implicitamente che approvavano

questi e altri simili fatti, lo
fecero segretamente per mezzo di amici e soprattutto di Latini e di
alleati

italici. Ma incredibili furono la volontà e la tenacia con cui
la plebe impose l'approvazione della legge, più per

odio contro la
nobiltà, a danno della quale si preparavano quelle misure, che per
interesse della

repubblica: tanto era violenta la passione di parte.
Così, mentre tutti gli altri erano terrorizzati, Marco Scauro,

che, come
si è visto, era stato luogotenente di Bestia, fra l'esultanza della plebe
e la costernazione dei

suoi, in mezzo alla perdurante confusione della
città, riuscì a farsi inserire nel novero dei tre inquisitori

previsti
dalla legge Manilia. Ma l'inchiesta fu condotta con spietata durezza,
secondo le dicerie e gli

umori della plebe. Come spesso la nobiltà, così
in quella circostanza, la plebe era divenuta arrogante per il

successo
conseguito.

  • Letteratura Latina
  • Par. 30-59
  • Sallustio

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