Interim Romae C. Mamilius Limetanus tribunus plebis rogationem ad populum promulgat uti
quaereretur in eos quorum consilio Iugurtha senati decreta neglegisset quique ab eo in legationibus aut imperiis pecunias
accepissent qui elephantos quique perfugas tradidissent item qui de pace aut bello cum hostibus pactiones fecissent. Huic
rogationi partim conscii sibi alii ex partium invidia pericula metuentes quoniam aperte resistere non poterant quin illa et
alia talia placere sibi faterentur occulte per amicos ac maxime per homines nominis Latini et socios Italicos impedimenta
parabant. Sed plebes incredibile memoratu est quam intenta fuerit quantaque vi rogationem iusserit magis odio nobilitatis cui
mala illa parabantur quam cura rei publicae: tanta libido in partibus erat. Igitur ceteris metu perculsis M. Scaurus quem
legatum Bestiae fuisse supra docuimus inter laetitiam plebis et suorum fugam trepida etiam tum civitate cum ex Mamilia
rogatione tres quaesitores rogarentur effecerat uti ipse in eo numero crearetur. Sed quaestio exercita aspere violenterque ex
rumore et libidine plebis: uti saepe nobilitatem sic ea tempestate plebem ex secundis rebus insolentia ceperat.
Versione tradotta
A Roma, frattanto, il tribuno della plebe Gaio Mamilio
Limetano
presenta al popolo la proposta di mettere sotto inchiesta coloro che
avevano istigato Giugurta a
non tener conto dei decreti del senato e
coloro che, come commissari o comandanti, avevano accettato denaro da lui
o avevano restituito elefanti e disertori o avevano fatto trattati di pace
e di guerra con il nemico.
Ostacoli a questa proposta furono frapposti
sia da chi si sentiva in colpa sia da chi temeva le accuse suscitate
dall'odio di parte; ma poiché non potevano opporsi apertamente, senza
ammettere implicitamente che approvavano
questi e altri simili fatti, lo
fecero segretamente per mezzo di amici e soprattutto di Latini e di
alleati
italici. Ma incredibili furono la volontà e la tenacia con cui
la plebe impose l'approvazione della legge, più per
odio contro la
nobiltà, a danno della quale si preparavano quelle misure, che per
interesse della
repubblica: tanto era violenta la passione di parte.
Così, mentre tutti gli altri erano terrorizzati, Marco Scauro,
che, come
si è visto, era stato luogotenente di Bestia, fra l'esultanza della plebe
e la costernazione dei
suoi, in mezzo alla perdurante confusione della
città, riuscì a farsi inserire nel novero dei tre inquisitori
previsti
dalla legge Manilia. Ma l'inchiesta fu condotta con spietata durezza,
secondo le dicerie e gli
umori della plebe. Come spesso la nobiltà, così
in quella circostanza, la plebe era divenuta arrogante per il
successo
conseguito.
- Letteratura Latina
- Par. 30-59
- Sallustio