praesertim iudices cum honoris amplissimi contentio et dies comitiorum subesset quo quidem tempore–scio enim quam timida sit ambitio quantaque et quam sollicita sit cupiditas consulatus–omnia non modo quae reprehendi palam sed etiam obscure quae cogitari possunt timemus rumorem fabulam fictam levem perhorrescimus ora omnium atque oculos intuemur. Nihil est enim tam molle tam tenerum tam aut fragile aut flexibile quam voluntas erga nos sensusque civium qui non modo improbitati irascuntur candidatorum sed etiam in recte factis saepe fastidiunt.
Versione tradotta
Quell'uomo che non ha avuto il coraggio di uccidere quando aveva dalla parte sua la legge, il luogo, l'occasione, l'impunità, egli non ha esitato ad assassinarlo quando la legge glielo impediva, il luogo era sfavorevole, l'occasione svantaggioso e correva pericolo di vita? E questo per di più, giudici, quando si avvicinava il momento di competere per la massima carica e si era alla vigilia del giorno dei comizi: tempo in cui, certo (so bene quanto timore incuta una candidatura e quanto sia grande e fonte di preoccupazioni l'aspirazione al consolato), si ha paura non solo di tutto ciò che può esser biasimato pubblicamente, ma addirittura di tutto quello che può esser pensato in segreto, ci si preoccupa di vaghe dicerie e di false notizie, si controllano i volti e gli occhi di tutti. Non esiste nulla, infatti, di tanto mobile e duttile, fragile e flessibile, quanto la propensione nei nostri confronti da parte dei cittadini, che non solo si adombrano per la disonestà dei candidati, ma addirittura provano spesso fastidio per le loro buone azioni.
- Letteratura Latina
- Pro Milone di Cicerone
- Cicerone