Sed in ea difficultate
Metellum nec minus quam in rebus hostilibus magnum et sapientem virum fuisse comperior: tanta temperantia inter ambitionem
saevitiamque moderatum. Namque edicto primum adiumenta ignaviae sustulisse: ne quisquam in castris panem aut quem alium cibum
coctum venderet ne lixae exercitum insequerentur ne miles hastatus aut gregarius in castris neue in agmine seruum aut iumentum
haberet; ceteris arte modum statuisse. Praeterea transuersis itineribus cottidie castra movere iuxta ac si hostes adessent
vallo atque fossa munire vigilias crebras ponere et eas ipse cum legatis circumire; item in agmine in primis modo modo [in]
postremis saepe in medio adesse ne quispiam ordine egrederetur ut cum signis frequentes incederent miles cibum et arma
portaret. Ita prohibendo a delictis magis quam vindicando exercitum brevi confirmauit.
Versione tradotta
Ma io trovo che
nel superare questi ostacoli, non meno che nel
condurre la guerra, Metello si rivelò uomo grande e saggio, capace di
mantenere una giusta misura tra l'indulgenza e la severità. Dapprima
abolì con un editto tutto ciò che
poteva favorire l'ozio. Proibì che nel
campo si vendesse il pane o qualsiasi altro cibo cotto, vietò ai
vivandieri di seguire l'esercito e ai soldati, astati o gregari che
fossero, di tenere, al campo o in marcia,
schiavi o bestie da soma; per
gli altri stabilì un numero limitato. Inoltre, attraverso itinerari
impervi,
ogni giorno spostava il campo; lo cingeva di un vallo e di un
fossato, come se il nemico fosse vicino; collocava
sentinelle a distanza
ravvicinata, che lui stesso andava a ispezionare con i luogotenenti.
Durante le marce
stava ora in testa ora nella retroguardia, spesso al
centro della colonna, controllando che nessuno uscisse dai
ranghi, che
tutti procedessero compatti dietro le insegne e che ogni soldato portasse
con sé armi e viveri.
Così, prevenendo più che punendo le mancanze, in
breve riorganizzò l'esercito.
- Letteratura Latina
- Par. 30-59
- Sallustio