Audistis cum pro se diceret audistis antea cum accusaret (defendendi haec causa non gloriandi eloquor); genus orationis facultatem copiam sententiarum atque verborum quae vestra prudentia est perspexistis; atque in eo non solum ingenium elucere eius videbatis quod saepe etiamsi industria non alitur valet tamen ipsum suis viribus sed inerat nisi me propter benevolentiam forte fallebat ratio et bonis artibus instituta et cura et vigiliis elaborata. Atqui scitote iudices eas cupiditates quae obiciuntur Caelio atque haec studia de quibus disputo non facile in eodem homine esse posse. Fieri enim non potest ut animus libidini deditus amore desiderio cupiditate saepe nimia copia inopia etiam non numquam impeditus hoc quicquid est quod nos facimus in dicendo quoquomodo facimus non modo agendo verum etiam cogitando possit sustinere.
Versione tradotta
Voi lo avete udito quando parlava per sé; lo avete udito, tempo fa, quando parlò come accusatore di altri (questo dico per difesa di lui, non per vanto mio); e avete potuto constatare nel vostro saggio giudizio la qualità della sua eloquenza, la sua abilità, la ricchezza dei concetti e delle espressioni. E in lui avete visto, non soltanto brillare l’intelligenza, che spesso s’impone con le proprie forze anche se non l’alimenta l’arte, ma anche quanto ci sia in lui, se l’affetto non mi fa velo, di virtù d’argomentazione, consolidata nei buoni studi e affinata nelle laboriose vigilie. Ora sappiate, o giudici, che quelle passioni che si imputano a Celio, e quelle sue qualità delle quali sto ora parlando, difficilmente possono coesistere nella stessa persona. Non può avvenire che un animo schiavo delle voluttà amorose, infingardo, premuto dai desideri, traviato dall’eccessiva ricchezza o impedito dalle ristrettezze, sostenga questa nostra – quale che sia e comunque la si affronti – fatica di oratore, non solo nel discutere la causa, ma anche nel meditarla.
- Letteratura Latina
- Pro Caelio di Cicerone
- Cicerone