De Senectute, Paragrafo 46 - Studentville

De Senectute, Paragrafo 46

Ego vero

propter sermonis delectationem tempestivis quoque conviviis delector, nec cum aequalibus solum, qui pauci admodum restant, sed

cum vestra etiam aetate atque vobiscum, habeoque senectuti magnam gratiam, quae mihi sermonis aviditatem auxit, potionis et

cibi sustulit. Quod si quem etiam ista delectant, (ne omnino bellum indixisse videar voluptati, cuius est fortasse quidam

naturalis modus), non intellego ne in istis quidem ipsis voluptatibus carere sensu senectutem. Me vero et magisteria delectant

a maioribus instituta et is sermo, qui more maiorum a summo adhibetur in poculo, et pocula, sicut in Symposio Xenophontis est,

minuta atque rorantia, et refrigeratio aestate et vicissim aut sol aut ignis hibernus; quae quidem etiam in Sabinis persequi

soleo, conviviumque vicinorum cotidie compleo, quod ad multam noctem quam maxime possumus vario sermone producimus.

Versione tradotta

In realtà proprio per il piacere della conversazione trovo diletto anche in banchetti prolungati, e non

solo con i miei coetanei, che ormai sono rimasti molto pochi, ma anche con quelli della vostra età e assieme a voi, e provo

profonda riconoscenza per la vecchiaia, che ha fatto crescere in me la voglia di conversare, mentre mi ha tolto (quella) di

mangiare e di bere. Se poi queste cose piacciono a qualcuno - per non sembrare del tutto che io abbia dichiarato guerra al

piacere, di cui forse esiste un limite naturale - , penso che neppure in questi piaceri la vecchiaia sia priva di sensibilità.

Anzi a me piacciono i magisteri conviviali, istituiti dai nostri antenati [colui che moderava la discussione a tavola e

sceglieva le bevande era detto 'magister bibendi'], e quel discorrere che, secondo il costume dei padri, comincia dal

posto d'onore con la coppa in mano [il posto d'angolo del letto a destra della mensa era considerato il 'summus

locus', cioè il posto d'onore], e le coppe, come nel "Simposio" di Senofonte, "piccole e stillanti", e il fresco

d'estate e al contrario il sole o il fuoco d'inverno; cose che io sono solito praticare anche in Sabina, e ogni giorno

riempio di vicini il banchetto, che prolunghiamo in vari discorsi quanto più possiamo fino a notte inoltrata.

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