De Senectute, Paragrafo 47 - Studentville

De Senectute, Paragrafo 47

At non est voluptatum tanta quasi titillatio in senibus. Credo, sed ne

desideratio quidem; nihil autem est molestum, quod non desideres. Bene Sophocles, cum ex eo quidem iam adfecto aetate

quaereret, utereturne rebus veneriis, ‘Di meliora!’ inquit; ‘ libenter vero istinc sicut ab domino agresti ac furioso

profugi.’ Cupidis enim rerum talium odiosum fortasse et molestum est carere, satiatis vero et expletis iucundius est carere

quam frui. Quamquam non caret is, qui non desiderat; ergo hoc non desiderare dico esse iucundius.

Versione tradotta

Ma nei vecchi non è tanto grande, per così dire, il

solletico dei piaceri. È così, ma neanche ne sentono la mancanza; d'altronde non è fastidioso ciò di cui non senti la

mancanza. Bene rispose Sofocle, quando a lui già avanti negli anni si rivolse un tizio per chiedergli se godesse ancora dei

piaceri di Venere: "Gli dei me ne scampino! Ben volentieri sono fuggito da essi, come da un padrone zotico e violento." Infatti

per coloro che sono avidi di queste cose l'esserne privi è forse cosa odiosa e pesante; mentre per chi ne è sazio e

soddisfatto è più piacevole esserne privi che goderne; quantunque non è privo colui che non sente la mancanza; dunque affermo

che è più piacevole non sentirne la mancanza.

  • Letteratura Latina
  • De Senectute di Cicerone
  • Cicerone
  • De Senectute

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