Volturcius interrogatus de itinere de litteris postremo quid aut qua de causa consili habuisset primo fingere
alia dissimulare de coniuratione; post ubi fide publica dicere iussus est omnia uti gesta erant aperit docetque se paucis ante
diebus a Gabinio et Caepario socium adscitum nihil amplius scire quam legatos; tantummodo audire solitum ex Gabinio P.
Autronium Ser. Sullam L. Vargunteium multos praeterea in ea coniuratione esse. Eadem Galli fatentur ac Lentulum dissimulantem
coarguunt praeter litteras sermonibus quos ille habere solitus erat: Ex libris Sibyllinis regnum Romae tribus Corneliis
portendi; Cinnam atque Sullam antea se tertium esse cui fatum foret urbis potiri; praeterea ab incenso Capitolio illum esse
vigesumum annum quem saepe ex prodigiis haruspices respondissent bello civili cruentum fore. Igitur perlectis litteris cum
prius omnes signa sua cognovissent senatus decernit uti abdicatomagistratu Lentulus itemque ceteri in liberis custodiis
habeantur. Itaque Lentulus P. Lentulo Spintheri qui tum aedilis erat Cethegus Q. Cornificio Statilius C. Caesari Gabinius M.
Crasso Caeparius nam is paulo ante ex fuga retractus erat Cn. Terentio senatori traduntur.
Versione tradotta
Volturcio, interrogato sul suo
viaggio, sulla lettera, infine su quale
fosse stato il suo piano e i motivi di esso, dapprima finge altri pretesti
e dissimula l'esistenza della congiura; poi, quando fu invitato a parlare
sotto la garanzia dello Stato,
svela ogni cosa come s'era svolta, e spiega
che egli, associato pochi giorni prima alla congiura da Gabinio e
Cepario,
non sapeva nulla di più degli ambasciatori, e solo aveva spesso sentito
dire da Gabinio che P.
Autronio, Servio Silla, L. Vargunteio e molti altri
ne facevano parte. Le stesse cose attestano i Galli, smascherano
Lentulo
che si ostinava a negare, oltre che con la lettera, riferendo i discorsi
che egli era solito
tenere: dai libri sibillini la signoria di Roma era
profetizzata per tre Cornelii: Cinna e Silla prima, egli era il
terzo che
il Fato designava al dominio sulla città; inoltre quello era il ventesimo
anniversario
dell'incendio del Campidoglio che spesso gli aruspici dai
prodigi avevano predetto sarebbe stato insanguinato dalla
guerra civile.
Dunque, letta la lettera, avendo prima tutti riconosciuto il proprio
sigillo, il Senato
decreta che Lentulo, dimessosi dalla carica, e tutti
gli altri, siano dichiarati in arresto in libera custodia.
Pertanto
Lentulo è affidato a P. Lentulo Spinther, che allora era edile, Cetego a
Q. Cornificio, Statilio a
G. Cesare, Gabinio a M. Crasso, Cepario -
infatti costui era stato catturato in fuga - al senatore Cn.
Terenzio.
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