Age sit ita factum. Quae causa cur Romam properaret? cur in noctem se coniceret? Ecquid adferebat festinationis quod heres erat? Primum erat nihil cur properato opus esset: deinde si quid esset quid tandem erat quod ea nocte consequi posset amitteret autem si postridie Romam mane venisset? Atque ut illi nocturnus ad urbem adventus vitandus potius quam expetendus fuit sic Miloni cum insidiator esset si illum ad urbem nocte accessurum sciebat subsidendum atque exspectandum fuit.
Versione tradotta
Ammettiamo pure che sia andata così: c’era un motivo per cui dovesse affrettarsi verso Roma e avventurarsi nel cuore della notte? Che fretta poteva dargli il fatto d’essere erede? In primo luogo non c’era alcuna ragione per lui di affrettarsi; in secondo luogo, se pure l’avesse avuta, che cosa mai avrebbe potuto ottenere quella notte e, al contrario, perdere se fosse giunto a Roma la mattina dopo? Anzi, come Clodio avrebbe dovuto evitare, in luogo di desiderare, un ritorno a Roma nel cuore della notte, così Milone, in quanto attentatore, se sapeva che Clodio sarebbe giunto di notte nei pressi di Roma, avrebbe dovuto appostarsi e attendere. L’avrebbe ucciso di notte e tutti gli avrebbero creduto, se avesse negato.
- Letteratura Latina
- Pro Milone di Cicerone
- Cicerone