Quocirca si sapientiam meam admirari soletis (quae utinam digna esset opinione vestra nostroque cognomine!), in
hoc sumus sapientes, quod naturam optimam ducem tamquam deum sequimur eique paremus; a qua non veri simile est, cum ceterae
partes aetatis bene descriptae sint, extremum actum tamquam ab inerti poeta esse neglectum. Sed tamen necesse fuit esse aliquid
extremum et, tamquam in arborum bacis terraeque fructibus maturitate tempestiva quasi vietum et caducum, quod ferundum est
molliter sapienti. Quid est enim aliud Gigantum modo bellare cum dis nisi naturae repugnare?
Versione tradotta
Perciò, se siete soliti stupirvi della mia saggezza (la quale possa esser degna del
vostro giudizio e del mio soprannome [Sapiente]!), sono saggio in questo, che io seguo la natura ottima guida come un dio e le
obbedisco; non è verosimile che, mentre gli altri periodi della vita sono stati bene ripartiti, lultimo atto sia da essa stato
trascurato come da un poeta senzarte. Ma tuttavia era pur necessario che esistesse qualcosa di ultimo e, come nei frutti degli
alberi e nei prodotti della terra, qualcosa quasi di vizzo e di caduco per maturità raggiunta; cosa che un saggio deve
sopportare con rassegnazione: che altro è infatti il combattere contro gli dei al modo dei Giganti se non lopporsi alla
natura?
- Letteratura Latina
- De Senectute di Cicerone
- Cicerone
- De Senectute