Atque etiam mihi quidem videntur, qui utilitatum causa fingunt
amicitias, amabilissimum nodum amicitiae tollere. Non enim tam utilitas parta per amicum quam amici amor ipse delectat, tumque
illud fit, quod ab amico est profectum, iucundum, si cum studio est profectum; tantumque abest, ut amicitiae propter
indigentiam colantur, ut ii qui opibus et copiis maximeque virtute, in qua plurimum est praesidii, minime alterius indigeant,
liberalissimi sint et beneficentissimi. Atque haud sciam an ne opus sit quidem nihil umquam omnino deesse amicis. Ubi enim
studia nostra viguissent, si numquam consilio, numquam opera nostra nec domi nec militiae Scipio eguisset? Non igitur
utilitatem amicitia, sed utilitas amicitiam secuta est.
Versione tradotta
E anzi mi pare
proprio tolgano il più amabile nodo che l'amicizia stringe, quelli che fan sorgere le amicizie a causa dell'utilità. Non
tanto infatti l'utilità che ci venga dall'amico, quanto l'amore stesso dell'amico piace, e poi ciò che
dall'amico ci viene può farci piacere, se da lui viene col suo attaccamento. E si è così lontani dal coltivare le amicizie
per il bisogno, che coloro i quali per posizione e mezzi e soprattutto per la virtù, che costituisce il più valido presidio,
non hanno alcun bisogno d'un altro, sono gli uomini più generosi e benèfici. E non so se nemmeno sia opportuno che mai e del
tutto agli amici manchi alcuna cosa. In che, difatti, il mio affetto avrebbe potuto dimostrar la sua forza, se mai del mio
consiglio, mai della mia opera né in pace né in guerra Scipione avesse avuto bisogno? Non dunque l'amicizia ha seguito
l'utilità, ma l'utilità ha seguito l'amicizia.
- Letteratura Latina
- De Amicitia di Cicerone
- Cicerone