Ceterum facies totius negoti varia incerta foeda atque miserabilis: dispersi a suis pars cedere alii insequi; neque signa
neque ordines obseruare; ubi quemque periculum ceperat ibi resistere ac propulsare; arma tela equi viri hostes atque ciues
permixti; nihil consilio neque imperio agi fors omnia regere. Itaque multum diei processerat cum etiam tum eventus in incerto
erat. Denique omnibus labore et aestu languidis Metellus ubi videt Numidas minus instare paulatim milites in unum conducit
ordines restituit it cohortis legionarias quattuor aduersum pedites hostium collocat. Eorum magna pars superioribus locis fessa
consederat. Simul orare et hortari milites ne deficerent neu paterentur hostis fugientis vincere: neque illis castra esse neque
munimentum ullum quo cedentes tenderent; in armis omnia sita. Sed ne Iugurtha quidem interea quietus erat: circumire hortari;
renovare proelium et ipse cum delectis temptare omnia; subvenire suis hostibus dubiis instare quos firmos cognoverat eminus
pugnando retinere.
Versione tradotta
La scena del combattimento era nel suo insieme varia, incerta, atroce
e toccante. Separati dai compagni, alcuni si
ritiravano, altri
attaccavano. Non badavano più alle insegne né ai ranghi, ma ciascuno, là
dove era colto
dal pericolo, manteneva la propria posizione e respingeva
il nemico. Scudi, lance, cavalli, uomini, Numidi e Romani
erano tutti
confusi nella mischia. Non c'era più un piano o un ordine cui attenersi:
tutto era affidato al
caso. Buona parte della giornata era così
trascorsa e l'esito della battaglia era ancora incerto. Infine, quando
tutti erano stremati dallo sforzo e dalla calura, Metello, avendo notato
che i Numidi attaccavano con minor
vigore, raccoglie a poco a poco i
soldati, riforma i ranghi e dispone quattro coorti di legionari contro i
fanti nemici, la maggior parte dei quali si era rifugiata sulle alture per
la stanchezza. Nello stesso tempo pregava
i soldati esortandoli a non
scoraggiarsi e a non lasciare la vittoria a un nemico in fuga. Aggiungeva
che
non avevano accampamenti né luoghi fortificati dove rifugiarsi in caso
di ritirata: il loro destino era affidato alle
armi. Intanto neppure
Giugurta restava inoperoso: andava intorno, incoraggiava gli uomini,
rinfocolava la
lotta, e lui stesso, con soldati scelti, non lasciava nulla
di intentato, accorreva in aiuto dei suoi, attaccava il
nemico nei punti
deboli e tratteneva indietro, combattendo da lontano, quelli che vedeva
saldi.
- Bellum Iugurthinum
- Par. 30-59
- Sallustio