Quis enim aut eum diligat quem metuat, aut eum a
quo se metui putet? Coluntur tamen simulatione dumtaxat ad tempus. Quod si forte, ut fit plerumque, ceciderunt, tum
intellegitur quam fuerint inopes amicorum. Quod Tarquinium dixisse ferunt, tum exsulantem se intellexisse quos fidos amicos
habuisset, quos infidos, cum iam neutris gratiam referre posset.
Versione tradotta
Chi difatti potrebbe amare o colui che egli dovesse temere, o
colui dal quale egli pensasse di dover essere temuto? Tuttavia, almeno per un certo tempo, si fa, con simulazione, la corte ai
tiranni. Ma se per avventura, come per lo più avviene, cadono, allora si capisce quanto fossero poveri d'amici. E questo
raccontano che dicesse Tarquinio sul punto di andare in esilio, che allora egli aveva capito quali amici avesse avuto fidi e
quali infidi, quando ormai non poteva più rendere loro il contraccambio.
- Letteratura Latina
- De Amicitia di Cicerone
- Cicerone