Quamquam miror, illa superbia et importunitate si quemquam amicum habere
potuit. Atque ut huius, quem dixi, mores veros amicos parare non potuerunt, sic multorum opes praepotentium excludunt amicitias
fideles. Non enim solum ipsa Fortuna caeca est sed eos etiam plerumque efficit caecos quos complexa est; itaque efferuntur fere
fastidio et contumacia nec quicquam insipiente fortunato intolerabilius fieri potest. Atque hoc quidem videre licet, eos qui
antea commodis fuerint moribus, imperio, potestate, prosperis rebus immutari, sperni ab iis veteres amicitias, indulgeri novis.
Versione tradotta
Quantunque, io mi meraviglio che con quella sua superbia e intrattabilità abbia potuto avere qualcuno
amico. E come il carattere di costui, che ho detto, non poté procurargli veri amici, così i mezzi stessi degli strapotenti
rendono impossibili fedeli amicizie, con loro. Infatti, la fortuna non è solamente cieca, ma per lo più rende ciechi pure
quelli che tiene fra le braccia; e così si lasciano quasi trasportare dall'alterigia e dall'arroganza; e nessuna cosa può
esservi più insopportabile di un uomo fortunato che non abbia senno. E in realtà si può vedere anche questo, che quelli che
prima erano alla mano, per l'autorità dei comando militare, per il potere politico, per la prosperità si mutano, disprezzano
i vecchi amici, sono tutti teneri per i nuovi.
- Letteratura Latina
- De Amicitia di Cicerone
- Cicerone