Harum trium sententiarum nulli prorsus assentior. Nec enim illa
prima vera est, ut, quem ad modum in se quisque sit, sic in amicum sit animatus. Quam multa enim, quae nostra causa numquam
faceremus, facimus causa amicorum! precari ab indigno, supplicare, tum acerbius in aliquem invehi insectarique vehementius,
quae in nostris rebus non satis honeste, in amicorum fiunt honestissime; multaeque res sunt in quibus de suis commodis viri
boni multa detrahunt detrahique patiuntur, ut iis amici potius quam ipsi fruantur.
Versione tradotta
Io non sono proprio d'accordo
con nessuna di queste opinioni. E non è vera infatti quella prima, che uno cioè debba essere verso l'amico nella medesima
disposizione d'animo che verso sé. Quante cose, infatti, che per amore nostro mai faremmo, facciamo invece per amore degli
amici: chiedere con preghiere a uno indegno, supplicare, inveire contro qualcuno con qualche asprezza, dargli addosso con
qualche violenza; le cose che, trattandosi di noi, non è del tutto bello fare, è bellissimo farle per gli amici. E molte cose
vi sono, in cui gli uomini perbene diminuiscono essi stessi di molto i vantaggi che ne possono trarre, e se li lasciano
diminuire, perché ne godano gli amici, piuttosto che essi.
- Letteratura Latina
- De Amicitia di Cicerone
- Cicerone