Pro Milone, Paragrafo 57 - Studentville

Pro Milone, Paragrafo 57

Cur igitur eos manu misit? Metuebat scilicet ne indicaretur ne dolorem perferre non possent ne tormentis cogerentur occisum esse a servis Milonis in Appia via P. Clodium confiteri. Quid opus est tortore? quid quaeris? Occideritne? occidit. Iure an iniuria? nihil ad tortorem: facti enim in eculeo quaestio est iuris in iudicio.
Quod igitur in causa quaerendum est indagamus hic: quod tormentis invenire vis id fatemur. Manu vero cur miserit si id potius quaeris quam cur partim amplis adfecerit praemiis nescis inimici factum reprehendere.

Versione tradotta

Perché, allora, li ha affrancati? Si vede che temeva d'esser denunziato, temeva che non riuscissero a resistere al dolore e fossero costretti dalle torture a confessare che Publio Clodio era stato ucciso lungo la via Appia dagli schiavi di Milone. Ma che bisogno c'è del torturatore? Che cosa chiedi? Se l'ha ucciso? L'ha ucciso. A ragione o a torto? Questo non riguarda il torturatore: la questione di fatto si fonda sulla tortura del cavalletto, quella di diritto, invece, sul dibattito giudiziario.
Occupiamoci, dunque, in questa sede della questione di diritto: ciò che tu vorresti scoprire con la tortura, lo confessiamo. Ma se chiedi perché abbia affrancato i suoi schiavi, invece di domandare perché non li abbia generosamente ricompensati, non dai prova di abilità nel biasimare l'operato del tuo nemico.

  • Letteratura Latina
  • Pro Milone di Cicerone
  • Cicerone

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