Multas ad res perutiles Xenophontis libri
sunt, quos legite, quaeso, studiose, ut facitis. Quam copiose ab eo agri cultura laudatur in eo libro, qui est de tuenda re
familiari, qui Oeconomicus inscribitur! Atque ut intellegatis nihil ei tam regale videri quam studium agri colendi, Socrates in
eo libro loquitur cum Critobulo Cyrum minorem, Persarum regem, praestantem ingenio atque imperi gloria, cum Lysander
Lacedaemonius, vir summae virtutis, venisset ad eum Sardis eique dona a sociis adtulisset, et ceteris in rebus communem erga
Lysandrum atque humanum fuisse et ei quendam consaeptum agrum diligenter consitum ostendisse. Cum autem admiraretur Lysander et
proceritates arborum et derectos in quincuncem ordines et humum subactam atque puram et suavitatem odorum, qui adflarentur ex
floribus, tum eum dixisse mirari se non modo diligentiam, sed etiam sollertiam eius, a quo essent illa dimensa atque discripta;
et Cyrum respondisse: ‘Atqui ego ista sum omnia dimensus; mei sunt ordines, mea discriptio, multae etiam istarum arborum mea
manu sunt satae.’ Tum Lysandrum intuentem purpuram eius et nitorem corporis ornatumque Persicum multo auro multisque gemmis
dixisse; ‘Recte vero te, Cyre, beatum ferunt, quoniam virtuti tuae fortuna coniuncta est.’
Versione tradotta
I libri di Senofonte sono molto utili per tante cose; vi
prego, leggeteli attentamente, come state facendo. Con quanta abbondanza viene da lui lodata l’agricoltura in quel libro che
si occupa dell’amministrazione del patrimonio di famiglia intitolato “Economico”! E – perché capiate che nulla a lui sembra
così degno di un re quanto la cura della coltivazione dei campi – Socrate in questo libro racconta a Critobulo che Ciro il
giovane, re dei Persiani, che eccelleva per l’ingegno e per la gloria del comando, quando lo spartano Lisandro, uomo di
straordinario valore, venne da lui a Sardi e gli portò i doni da parte degli alleati, non solo fu affabile e cortese in tutto
il resto verso Lisandro, ma gli mostrò anche un parco recintato, diligentemente seminato. E Lisandro, mostrandosi ammirato sia
dell’altezza degli alberi sia dei filari disposti in “quincunce” (= a scacchiera) sia del terreno dissodato e pulito che
della soavità degli effluvi che promanavano dai fiori, disse che egli ammirava non solo la cura, ma anche la perizia di colui
dal quale quelle cose erano state disegnate e tracciate; e Ciro rispose: “Sono stato proprio io a disporre ogni cosa: miei sono
i filari, mio il tracciato, inoltre molti di questi alberi sono stati piantati di mia mano.” Allora Lisandro, guardando la
porpora di lui e l’eleganza del corpo e l’abbigliamento persiano con molto oro e molte gemme, disse: “A ben ragione in
verità, o Ciro, ti dicono beato, perché la fortuna si sposa alla tua virtù.”
- De Senectute
- De Senectute di Cicerone
- Cicerone
- De Senectute