Igitur postero die prius quam ad oppugnandum egrederetur
equitatum omnem in ea parte qua regis adventus erat pro castris agitare iubet portas et proxima loca tribunis dispertit deinde
ipse pergit ad oppidum atque uti superiore die murum aggreditur. Interim Iugurtha ex occulto repente nostros invadit: qui in
proximo locati fuerant paulisper territi perturbantur relicui cito subueniunt. Neque diutius Numidae resistere quiuissent ni
pedites cum equitibus permixti magnam cladem in congressu facerent. Quibus illi freti non uti equestri proelio solet sequi dein
cedere sed aduersis equis concurrere implicare ac perturbare aciem : ita expeditis peditibus suis hostis paene victos dare.
Versione tradotta
Il giorno dopo, prima di uscire per riprendere l'assedio, fa
disporre tutta la cavalleria
davanti al campo nella parte in cui era
atteso l'arrivo del re, ripartisce fra i tribuni la difesa delle porte e
delle zone adiacenti, poi muove egli stesso verso la città e, come il
giorno prima, dà l'assalto alle
mura. Dal suo nascondiglio Giugurta
frattanto piomba improvvisamente sui nostri. Le prime linee per un momento
si sgomentano e si sbandano, ma gli altri accorrono sùbito in aiuto. E i
Numidi non avrebbero potuto resistere
più a lungo, se i loro fanti
mescolati ai cavalieri non avessero, nello scontro, inflitto gravi perdite
ai
nostri. I cavalieri, spalleggiati da questi, non seguivano la solita
tattica equestre di caricare e poi di ritirarsi,
ma attaccavano di fronte
avvolgendo e scompigliando le nostre schiere: in questo modo i nemici, già
quasi
vinti, erano lasciati in balia della fanteria leggera.
- Letteratura Latina
- Par. 30-59
- Sallustio