Pro Milone, Paragrafo 59 - Studentville

Pro Milone, Paragrafo 59

Sed quaestiones urgent Milonem quae sunt habitae nunc in atrio Libertatis. Quibusnam de servis? rogas? de P. Clodi. Quis eos postulavit? Appius. Quis produxit? Appius. Unde? ab Appio. Di boni! quid potest agi severius? [De servis nulla lege quaestio est in dominum nisi de incestu ut fuit in Clodium.] Proxime deos accessit Clodius propius quam tum cum ad ipsos penetrarat cuius de morte tamquam de caerimoniis violatis quaeritur. Sed tamen maiores nostri in dominum [de servo] quaeri noluerunt non quin posset verum inveniri sed quia videbatur indignum esse et [domini] morte ipsa tristius. In reum de servo accusatoris cum quaeritur verum inveniri potest

Versione tradotta

Ma ad aggravare la situazione di Milone sono gli interrogatori recenti nell'Atrio della Libertà. Di quali schiavi si tratta? Me lo chiedi? Degli schiavi di Publio Clodio. Chi li ha citati? Appio. Donde vengono? Dalla casa di Appio. 0 dèi buoni! Può esistere un comportamento più irreprensibile? Non c'è legge che permetta d'interrogare gli schiavi a danno del loro padrone: a meno che non si tratti di sacrilegio, come avvenne nel caso di Clodio. Giunse molto vicino agli dèi, più vicino di quando penetrò sino ad essi, lui sulla cui morte s'indaga neanche si tratti della profanazione di cerimonie sacre. Comunque sia, i nostri antenati hanno fissato che non fosse consentito interrogare gli schiavi a danno e padrone, non perché non si potesse scoprire la verità, ma perché ciò appariva come un'azione indegna e per i padroni più atroce della stessa morte. Ma quando s'interroga lo schiavo dell'accusatore ai danni dell'accusato, si può scoprire il vero?

  • Letteratura Latina
  • Pro Milone di Cicerone
  • Cicerone

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