Quid mirum igitur ex spelunca saxum in crura eius incidisse?
puto enim, etiamsi Icadius tum in spelunca non fuisset, saxum tamen illud casurum fuisse. Nam aut nihil omnino est fortuitum,
aut hoc ipsum potuit evenire fortuna. Quaero igitur (atque hoc late patebit), si fati omnino nullum nomen, nulla natura, nulla
vis esset et forte temere casu aut pleraque fierent aut omnia, num aliter, ac nunc eveniunt, evenirent. Quid ergo adtinet
inculcare fatum, cum sine fato ratio omnium rerum ad naturam fortunamve referatur?
Versione tradotta
Cosa c'è di straordinario dunque, se dalla volta della grotta gli è caduto un masso sulle gambe? Penso
che, se anche Icadio non fosse stato in quell'istante nella grotta, il masso sarebbe comunque caduto. O non si concede
affatto la possibilità di una circostanza fortuita, oppure la vicenda di Icadio ha potuto aver luogo per caso. Allora mi
domando - e la questione riguarderà un campo ben ampio: se il fato non avesse un nome, una natura, un'essenza e se la
maggior parte degli eventi, o addirittura tutti, si determinassero in modo fortuito, arbitrario o casuale, avrebbero forse uno
svolgimento diverso rispetto ad ora? Che scopo ha dunque insistere sul concetto di fato, quando, anche senza ricorrervi, si può
far risalire l'ordine universale alla natura o al caso?
- Letteratura Latina
- De Fato di Cicerone
- Cicerone