Pro Caelio, Paragrafo 6 - Studentville

Pro Caelio, Paragrafo 6

Equidem ut ad me revertar ab his fontibus profluxi ad hominum famam et meus hic forensis labor vitaeque ratio dimanavit ad existimationem hominum paulo latius commendatione ae iudicio meorum. Nam quod obiectum est de pudicitia quodque omnium accusatorum non criminibus sed vocibus male dictisque celebratum est id numquam tam acerbe feret M. Caelius ut eum paeniteat non deformem esse natum. Sunt enim ista maledicta pervulgata in omnes quorum in adulescentia forma et species fuit liberalis. Sed aliud est male dicere aliud accusare. Accusatio crimen desiderat rem ut definiat hominem ut notet argumento probet teste confirmet; maledictio autem nihil haet propositi praeter contumeliam quae si petulantius iactatur convicium si facetius urbanitas nominatur.

Versione tradotta

Io stesso, d'altronde, per tornare a me, attinsi a quelle medesime fonti per crearmi fama tra gli uomini, e la mia forense fatica e la mia condotta di vita mi conquistarono una certa stima fra di essi, in virtù appunto del benevolo giudizio dei miei concittadini. Quello, poi, che gli fu imputato come offese al pudore, quello su cui tutti gli avversari fecero tanto chiasso, non d'accuse ma di maldicenze, non sarà mai così duro a sopportare da parte di Celio, ch'egli debba rammaricarsi di non esser nato deforme. Sono le solite malignità che corrono su coloro verso i quali la giovinezza è prodiga di bellezza di forme e nobiltà d'aspetto. Ma altro è far della maldicenza, altro accusare. L'accusa vuole un delitto, e che sia precisato il fatto, e indicato l'autore, e fornita la prova con argomenti e confermata da testimoni. La maldicenza non mira che a recare offesa; e se è troppo sfacciata prende il nome di ineducazione, se fatta con garbo, di arguzia.

  • Letteratura Latina
  • Pro Caelio di Cicerone
  • Cicerone

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