De Senectute Paragrafo 61: versione svolta - StudentVille

De Senectute, Paragrafo 61

Quanta fuit in L. Caecilio Metello, quanta in A. Atilio Calatino! in quem illud elogium: ‘Hunc unum plurimae consentiunt

gentes populi primarium fuisse virum.’ Notum est carmen incisum in sepulcro. Iure igitur gravis, cuius de laudibus omnium

esset fama consentiens. Quem virum nuper P. Crassum, pontificem maximum, quem postea M. Lepidum eodem sacerdotio praeditum,

vidimus! Quid de Paulo aut Africano loquar aut, ut iam ante, de Maximo? quorum non in sententia solum, sed etiam in nutu

residebat auctoritas. Habet senectus, honorata praesertim, tantam auctoritatem, ut ea pluris sit quam omnes adulescentiae

voluptates.

Versione tradotta

E quanta ve ne fu in Lucio Cecilio

Metello, quanta in Aulo Attilio Calatino! Per il quale (fu scritto) quel famoso epitaffio: “La maggior parte degli uomini

concorda che quest’uomo fu il primo del suo popolo.” È noto l’intero carme inciso sul suo sepolcro. Dunque (era) a buon

diritto autorevole lui, sulle cui lodi era concorde l’opinione di tutti. Che uomo abbiamo visto poco fa in Publio Crasso,

pontefice massimo, e poi in Marco Lepido [Marco Emilio Lepido, console nel 187 a.C., che fece costruire la via Emilia da

Piacenza a Rimini], insignito del medesimo sacerdozio! E che dire di Paolo o dell’Africano o, come già ho detto prima, di

Massimo? La loro autorità si manifestava non solo con la parola, ma anche con un cenno. La vecchiaia, specie di chi ha

ricoperto incarichi pubblici, possiede un’autorità così grande da valere di più di tutti i piaceri della giovinezza.

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