Immo” inquit “cum servi ad dominam rem totam et maleficium Caeli detulissent mulier ingeniosa praecepit his ut omnia Caelio pollicerentur; sed ut venenum cum a Licinio traderetur manifesto comprehendi posset constitui locum iussit balneas Senias ut eo mitteret amicos qui delitiscerent deinde repente cum venisset Licinius venenumque traderet prosilirent hominemque comprenderent.” Quae quidem omnia iudices perfacilem rationem habent reprehendendi. Cur enim potissimum balneas publicas constituerat? in quibus non invenio quae latebra togatis hominibus esse posset. Nam si essent in vestibulo balnearum non laterent; sin se in intimum conicere vellent nec satis commode calceati et vestiti id facere possent et fortasse non reciperentur nisi forte mulier potens quadrantaria illa permutatione familiaris facta erat balneatori.
Versione tradotta
Ma l'accusa ribatte: «Per l'appunto: quando gli schiavi svelarono alla padrona tutto il malefico intrigo di Celio, essa, furba, diede loro l'ordine di promettergli tutto quanto egli volesse; ma perché Licinio fosse colto in flagrante nell'atto di consegnare il veleno, scelse come luogo i bagni di Senia, per mandarvi degli amici che vi si nascondessero, e nel momento in cui arrivava Licinio e rimetteva agli schiavi il vasetto, saltassero improvvisamente fuori, e lo prendessero». Ma tutto questo, o giudici, è così facile a confutare! Anzitutto, perché egli avrebbe scelto proprio un bagno? Io non vedo dove, in esso, ci sia un nascondiglio per uomini togati: perché, o stavano nell'atrio, e non sarebbero stati nascosti; o si volevano raccogliere nell'interno, e non era agevole il farlo, calzati e vestiti: se pure li avessero fatti entrare, ciò di cui dubito; a meno che quella donna potente non si fosse fatta amica del padrone del locale alla consueta tariffa di un quadrante.
- Letteratura Latina
- Pro Caelio di Cicerone
- Cicerone