Est igitur prudentis sustinere ut cursum, sic impetum
benevolentiae, quo utamur quasi equis temptatis, sic amicitia ex aliqua parte periclitatis moribus amicorum. Quidam saepe in
parva pecunia perspiciuntur quam sint leves, quidam autem, quos parva movere non potuit, cognoscuntur in magna. Sin vero erunt
aliqui reperti qui pecuniam praeferre amicitiae sordidum existiment, ubi eos inveniemus, qui honores, magistratus, imperia,
potestates, opes amicitiae non anteponant, ut, cum ex altera parte proposita haec sint, ex altera ius amicitiae, non multo illa
malint? Imbecilla enim est natura ad contemnendam potentiam; quam etiamsi neglecta amicitia consecuti sint, obscuratum iri
arbitrantur, quia non sine magna causa sit neglecta amicitia.
Versione tradotta
A dunque da saggio, come si frena la corsa, così frenare
l'impeto dell'affetto, affinché usiamo dell'amicizia come di cavalli già messi alla prova, dopo aver cioè sperimentato
in qualche parte i costumi degli amici. Alcuni si vede quanto siano incostanti, quando anche si tratti di poco denaro; altri,
che il poco denaro non poté toccare, si riconoscono quando si tratti di una grande somma. E se anche se ne saran scovati alcuni
che stimino cosa sordida anteporre il denaro all'amicizia, dove troveremo di quelli che non antepongano all'amicizia
onori, magistrature, comandi militari, pubblici poteri, potenza, così che se sian messi loro innanzi da una parte questi beni,
dall'altra i diritti dell'amicizia, non preferiscano di gran lunga quelli? Debole infatti è la natura umana a disprezzare
la potenza; e se anche l'han conseguita avendo messo da parte l'amicizia, pensano che la cosa sarà dimenticata, perché
non senza una gran ragione è stata messa da parte l'amicizia.
- Letteratura Latina
- De Amicitia di Cicerone
- Cicerone