Pro Milone, Paragrafo 63 - Studentville

Pro Milone, Paragrafo 63

Sive enim illud animo irato ac percito fecisset ut incensus odio trucidaret inimicum arbitrabantur eum tanti mortem P. Clodi putasse ut aequo animo patria careret cum sanguine inimici explesset odium suum; sive etiam illius morte patriam liberare voluisset non dubitaturum fortem virum quin cum suo periculo salutem populo Romano attulisset cederet aequo animo [legibus] secum auferret gloriam sempiternam nobis haec fruenda relinqueret quae ipse servasset. Multi etiam Catilinam atque illa portenta loquebantur: ‘Erumpet occupabit aliquem locum bellum patriae faciet.’ Miseros interdum civis optime de re publica meritos in quibus homines non modo res praeclarissimas obliviscuntur sed etiam nefarias suspicantur!

Versione tradotta

Se egli, infatti, in un impeto d'ira malvagia, accecato dall'odio, avesse ucciso il suo nemico, avrebbe attribuito - essi pensavano - un'importanza tale alla morte di Publio Clodio da rassegnarsi all'esilio, visto che aveva saziato il suo odio col sangue dell'avversario. Se, poi, aveva voluto liberare la patria uccidendolo, coraggioso com'era non avrebbe esitato a sottomettersi con rassegnazione alle leggi, dopo aver procurato a suo rischio la salvezza al popolo romano, non avrebbe esitato a portar via con sé una gloria imperitura e a lasciare a voi il godimento di questi beni, grazie a lui salvati. Molti parlavano anche di Catilina e di quelle sue mostruosità: "Sbucherà fuori, occuperà un qualche luogo, farà guerra alla patria". Come sono infelici, talora, i cittadini che si sono resi benemeriti nei confronti dello stato! Non solo vengono dimenticate le loro azioni più gloriose, ma addirittura si sospetta che abbiano concepito disegni infamanti

  • Letteratura Latina
  • Pro Milone di Cicerone
  • Cicerone

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