At sunt morosi
et anxii et iracundi et difficiles senes. Si quaerimus, etiam avari; sed haec morum vitia sunt, non senectutis. Ac morositas
tamen et ea vitia, quae dixi, habent aliquid excusationis non illius quidem iustae, sed quae probari posse videatur; contemni
se putant, despici, inludi; praeterea in fragili corpore odiosa omnis offensio est. Quae tamen omnia dulciora fiunt et moribus
bonis et artibus; idque cum in vita, tum in scaena intellegi potest ex eis fratribus, qui in Adelphis sunt. Quanta in altero
diritas, in altero comitas! Sic se res habet; ut enim non omne vinum, sic non omnis natura vetustate coacescit. Severitatem in
senectute probo, sed eam, sicut alia, modicam, acerbitatem nullo modo.
Versione tradotta
Ma i vecchi sono brontoloni, irrequieti, irascibili e difficili, e in verità pure avari. Ma questi sono
difetti del carattere, non della vecchiaia. E tuttavia lintrattabilità e questi difetti che ho enumerato, hanno qualche
attenuante, certo non legittima, ma che sembra possa essere sensata: credono di essere disprezzati, trascurati, derisi; inoltre
in un corpo fragile ogni offesa risulta molesta. Tutte queste cose tuttavia diventano più leggere con le buone abitudini e le
virtù; e ciò, sia nella vita che sulla scena, si può capire da quei fratelli protagonisti dellAdelfi [Demea e Micione, i
vecchi fratelli protagonisti della commedia di Terenzio]: quanta durezza nelluno, quanta affabilità nellaltro! Così stanno le
cose: infatti come non tutti i vini, così non tutti i caratteri inacidiscono con la vecchiaia. Approvo la severità nella
vecchiaia, ma, come le altre cose, con una certa misura; lasprezza, invece, (non lapprovo) in alcun modo.
- De Senectute
- De Senectute di Cicerone
- Cicerone
- De Senectute