De Senectute, Paragrafo 65 - Studentville

De Senectute, Paragrafo 65

At sunt morosi

et anxii et iracundi et difficiles senes. Si quaerimus, etiam avari; sed haec morum vitia sunt, non senectutis. Ac morositas

tamen et ea vitia, quae dixi, habent aliquid excusationis non illius quidem iustae, sed quae probari posse videatur; contemni

se putant, despici, inludi; praeterea in fragili corpore odiosa omnis offensio est. Quae tamen omnia dulciora fiunt et moribus

bonis et artibus; idque cum in vita, tum in scaena intellegi potest ex eis fratribus, qui in Adelphis sunt. Quanta in altero

diritas, in altero comitas! Sic se res habet; ut enim non omne vinum, sic non omnis natura vetustate coacescit. Severitatem in

senectute probo, sed eam, sicut alia, modicam, acerbitatem nullo modo.

Versione tradotta

Ma i vecchi sono brontoloni, irrequieti, irascibili e difficili, e in verità pure avari. Ma questi sono

difetti del carattere, non della vecchiaia. E tuttavia l’intrattabilità e questi difetti che ho enumerato, hanno qualche

attenuante, certo non legittima, ma che sembra possa essere sensata: credono di essere disprezzati, trascurati, derisi; inoltre

in un corpo fragile ogni offesa risulta molesta. Tutte queste cose tuttavia diventano più leggere con le buone abitudini e le

virtù; e ciò, sia nella vita che sulla scena, si può capire da quei fratelli protagonisti dell’”Adelfi” [Demea e Micione, i

vecchi fratelli protagonisti della commedia di Terenzio]: quanta durezza nell’uno, quanta affabilità nell’altro! Così stanno le

cose: infatti come non tutti i vini, così non tutti i caratteri inacidiscono con la vecchiaia. Approvo la severità nella

vecchiaia, ma, come le altre cose, con una certa misura; l’asprezza, invece, (non l’approvo) in alcun modo.

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