Quaero enim cur Licinium titubantem haesitantem cedentem fugere conantem mulieraria manus ista de manibus amiserit cur non comprenderint cur non ipsius confessione multorum oculis facinoris denique voce tanti sceleris crimen expresserint. An timebant ne tot unum valentes imbecillum alacres perterritum superare non possent? Nullum argumentum in re nulla suspicio in causa nullus exitus criminis reperietur. Itaque haec causa ab argumentis a coniectura ab iis signis quibus veritas illustrari solet ad testes tota traducta est. Quos quidem ego iudices testes non modo sine ullo timore sed etiam cum aliqua spe delectationis exspecto.
Versione tradotta
Qui domando, infatti, come mai questo manipolo di sicari di una femmina si sia lasciato sfuggire di mano Licinio, sorpreso, incerto, sul punto di trarsi indietro e di tentar la fuga; come mai essi non siano riusciti ad acciuffarlo; come mai, infine, non abbiano raccolto la prova dell'accusa di un così grave delitto dalla sua stessa confessione, dalla testimonianza oculare di tanti, dalla pubblica voce dell'attentato. Temevano essi forse, numerosi validi e pronti com'erano, di non poter debellare uno solo, debole e spaurito? Nessuna prova, dunque, del fatto, nessun indizio in causa, nessun risultato concreto dell'accusa. Così questo processo si è spostato per intero dal terreno delle prove, degli indizi, insomma di quegli altri elementi dai quali la verità suole prender luce, a quello delle deposizioni testimoniali. E questi testimoni io aspetto, o giudici, non solo senza preoccupazione, ma anzi con la speranza di divertirmi.
- Letteratura Latina
- Pro Caelio di Cicerone
- Cicerone