Metellus postquam de rebus Vagae actis comperit paulisper maestus ex
conspectu abit. Deinde ubi ira et aegritudo permixta sunt cum maxima cura ultum ire iniurias festinat. legionem cum qua
hiemabat et quam plurimos potest Numidas equites pariter cum occasu solis expeditos educit et postera die circiter hora tertia
pervenit in quandam planitiem locis paulo superioribus circumventam. Ibi milites fessos itineris magnitudine et iam abnuentis
omnia docet oppidum Vagam non amplius mille passuum abesse decere illos relicuum laborem aequo animo pati dum pro civibus suis
viris fortissimis atque miserrimis poenas caperent; praeterea praedam benigne ostentat. Sic animis eorum arrectis equites in
primo late pedites quam artissime ire et signa occultare iubet.
Versione tradotta
Metello, informato dei fatti di Vaga,
per qualche tempo, chiuso
nel suo dolore, si sottrae allo sguardo di tutti: poi, quando l'ira si
aggiunge
al dolore, si affretta con la massima determinazione a vendicare
l'oltraggio. Al tramonto fa uscire senza bagagli
la legione con la quale
svernava e il maggior numero possibile di cavalieri numidi, e il giorno
dopo, verso
le nove del mattino, giunge in una pianura circondata da
piccole alture. Qui informa i soldati, sfiniti dalla lunga
marcia e
ormai insofferenti di ogni altra fatica, che la città di Vaga non dista
più di un miglio. Ricorda
che è per loro un dovere sopportare di buon
animo la restante fatica, finché non abbiano vendicato i concittadini,
uomini tanto valorosi e sfortunati; inoltre lascia intravedere la
possibilità di un ricco bottino. Dopo
averli così risollevati, ordina ai
cavalieri di procedere in testa a ranghi allargati e ai fanti di seguirli
a file serrate e con le insegne abbassate.
- Letteratura Latina
- Par. 60-89
- Sallustio