Suscepto igitur civili bello ac ducibus copiisque in
Italiam praemissis interim Alexandriam transiit ut claustra Aegypti optineret. Hic cum de firmitate imperii capturus auspicium
aedem Serapidis summotis omnibus solus intrasset ac propitiato multum deo tandem se convertisset verbenas coronasque et
panificia ut illic assolet Basilides libertus obtulisse ei visus est; quem neque admissum a quoquam et iam pridem propter
nervorum valitudinem vix ingredi longeque abesse constabat. Ac statim advenere litterae fusas apud Cremonam Vitelli copias
ipsum in urbe interemptum nuntiantes.
Auctoritas et quasi maiestas quaedam ut scilicet inopinato et adhuc novo principi
deerat: haec quoque accessit. E plebe quidam luminibus orbatus item alius debili crure sedentem pro tribunali pariter adierunt
orantes opem valitudini demonstratam a Serapide per quietem: restituturum oculos si inspuisset; confirmaturum crus si
dignaretur calce contingere. Cum vix fides esset ullo modo successuram ideoque ne experiri quidem auderet extremo hortantibus
amicis palam pro contione utrumque temptavit nec eventus vaticinantium effossa sunt sacrato loco vasa operis antiqui atque in
iis assimilis Vespasiano imago.
Versione tradotta
Intrapresa dunque la guerra civile e mandati avanti in Italia
generali e truppe, nel frattempo si portò ad Alessandria per ottenere le chiavi dell'Egitto. Qui, essendo entrato da solo nel
tempio di Serapide, avendo allontanato tutti, per prendere lauspicio sulla saldezza dellimpero, ed essendo alla fine
ritornato dopo aver a lungo supplicato il dio, gli sembrò che il liberto Basilide gli offrisse, come era usanza lì, verbene,
corone e focacce; e si sa che questo non era stato introdotto da nessuno e che, già da prima, a causa della cattiva salute dei
nervi, camminava a sento e si trovava lontano da quel posto. E subito arrivò la lettera che annunciava che le truppe di
Vitellio erano state sbaragliate presso Cremona e che quello stesso era stato ucciso a Roma. Mancavano il prestigio e una
specie di maestà allinatteso e nuovo principe, ma vennero anche queste cose. Un uomo della plebe privo della vista e un altro
infermo nelle gambe si avvicinarono a lui seduto davanti al tribunale chiedendo laiuto indicato loro nel sonno da Serapide:
avrebbe reso gli occhi se glieli avesse inumiditi con la saliva, avrebbe rinvigorito le gambe se si fosse degnato di toccarle
con il piede. Credendo che questa cosa non sarebbe riuscita in nessun modo, non osò neppure tentarla, ma, alla fine,
esortandolo gli amici, provò pubblicamente, davanti all'assemblea, entrambe le cose e ottenne un successo. Quasi nello stesso
periodo a Tega, in Arcadia, su indicazione degli indovini, furono estratti da un luogo consacrato alcuni vasi di antica fattura
sui quali cera una immagine molto simile a Vespasiano.
- Letteratura Latina
- Divus Vespasianus di Svetonio
- Svetonio