Sed Posidonium, sicut
aequum est, cum bona gratia dimittamus, ad Chrysippi laqueos revertamur. Cui quidem primum de ipsa contagione rerum
respondeamus, reliqua postea persequemur. Inter locorum naturas quantum intersit, videmus; alios esse salubris, alios
pestilentis, in aliis esse pituitosos et quasi redundantis, in aliis exsiccatos atque aridos; multaque sunt alia, quae inter
locum et locum plurimum differant. Athenis tenue caelum, ex quo etiam acutiores putantur Attici, crassum Thebis, itaque pingues
Thebani et valentes. Tamen neque illud tenue caelum efficiet, ut aut Zenonem quis aut Arcesilam aut Theophrastum audiat, neque
crassum, ut Nemea potius quam Isthmo victoriam petat. Diiunge longius.
Versione tradotta
Ma lasciamo Posidonio, come è
giusto, con animo condiscendente, e ritorniamo alle trappole di Crisippo . A lui rispondiamo per prima cosa proprio sulla
questione della «simpatia» fra le cose, per occuparci poi delle altre. Vediamo quanta differenza vi sia fra i diversi luoghi
della terra; alcuni sono salubri, altri insalubri, in alcuni gli uomini sono linfatici e per così dire ridondanti, in altri
magri e asciutti: e vi sono molti altri aspetti che differiscono alquanto da luogo a luogo. Ad Atene l'aria è sottile per
questo gli Attici sono ritenuti gente più intelligente; Tebe invece è più pesante e per questo i Tebani sono più robusti e
sani.` Tuttavia né l'aria fine di Atene farà si che qualcuno vada a lezione da Zenone piuttosto che da Arcesilao o
Teofrasto, né quella pesante di Tebe che qualcuno gareggi a Nemea piuttosto che sull'Istmo.
- Letteratura Latina
- De Fato di Cicerone
- Cicerone