De Fato, Paragrafo 7 - Studentville

De Fato, Paragrafo 7

Sed Posidonium, sicut

aequum est, cum bona gratia dimittamus, ad Chrysippi laqueos revertamur. Cui quidem primum de ipsa contagione rerum

respondeamus, reliqua postea persequemur. Inter locorum naturas quantum intersit, videmus; alios esse salubris, alios

pestilentis, in aliis esse pituitosos et quasi redundantis, in aliis exsiccatos atque aridos; multaque sunt alia, quae inter

locum et locum plurimum differant. Athenis tenue caelum, ex quo etiam acutiores putantur Attici, crassum Thebis, itaque pingues

Thebani et valentes. Tamen neque illud tenue caelum efficiet, ut aut Zenonem quis aut Arcesilam aut Theophrastum audiat, neque

crassum, ut Nemea potius quam Isthmo victoriam petat. Diiunge longius.

Versione tradotta

Ma lasciamo Posidonio, come è

giusto, con animo condiscendente, e ritorniamo alle trappole di Crisippo . A lui rispondiamo per prima cosa proprio sulla

questione della «simpatia» fra le cose, per occuparci poi delle altre. Vediamo quanta differenza vi sia fra i diversi luoghi

del­la terra; alcuni sono salubri, altri insalubri, in alcuni gli uomini sono linfatici e per così dire ridondanti, in altri

magri e asciutti: e vi sono molti altri aspetti che differi­scono alquanto da luogo a luogo. Ad Atene l'aria è sottile per

questo gli Attici sono ritenuti gente più intelligente; Tebe invece è più pesante e per questo i Tebani sono più robusti e

sani.` Tuttavia né l'aria fine di Atene farà si che qualcuno vada a lezione da Zenone piuttosto che da Arcesilao o

Teofrasto, né quella pesante di Tebe che qualcuno gareggi a Nemea piuttosto che sull'Istmo.

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