Bellum Iugurthinum di Sallustio: versione tradotta Paragrafo 7
His difficultatibus circumventus ubi videt neque per vim neque insidiis
opprimi posse hominem tam
acceptum popularibus quod erat Iugurtha manu
promptus et appetens gloriae militaris statuit eum obiectare periculis et
eo
modo fortunam temptare. Igitur bello Numantino Micipsa cum populo Romano
equitum atque peditum auxilia mitteret sperans vel
ostentando virtutem vel
hostium saevitia facile eum occasurum praefecit Numidis quos in Hispaniam
mittebat. Sed ea res
longe aliter ac ratus erat evenit. Nam Iugurtha ut
erat impigro atque acri ingenio ubi naturam P. Scipionis qui tum
Romanis
imperator erat et morem hostium cognovit multo labore multaque cura
praeterea modestissime parendo et saepe
obviam eundo periculis in tantam
claritudinem brevi pervenerat ut nostris vehementer carus Numantinis
maximo terrori
esset. Ac sane quod difficillimum in primis est et proelio
strenuos erat et bonus consilio quorum alterum ex providentia
timorem
alterum ex audacia temeritatem afferre plerumque solet. Igitur imperator
omnis fere res asperas per Iugurtham
agere in amicis habere magis magisque
eum in dies amplecti quippe cuius neque consilium neque inceptum ullum
frustra
erat. Hoc accedebat munificentia animi atque ingeni sollertia
quibus rebus sibi multos ex Romanis familiari amicitia
coniunxerat.
Versione tradotta
Fra tante difficoltà, non potendo né con la forza né con
l’inganno
eliminare quell’uomo così gradito al popolo, pensò, sapendo Giugurta
temerario e desideroso di
gloria militare, di tentare la fortuna con
l’esporlo ai pericoli. Durante la guerra numantina, dunque, Micipsa,
nell’inviare truppe ausiliarie di cavalleria e di fanteria ai Romani, lo
mise a capo del contingente
numidico distaccato in Spagna, sperando che
facilmente o per far mostra del proprio valore o per la ferocia dei
nemici
avrebbe trovato la morte. Ma gli avvenimenti delusero le sue
aspettative. Pronto e astuto
com’era, Giugurta, quando conobbe il
carattere di Publio Scipione, che allora comandava l’esercito romano, e la
tattica dei nemici, con la sua attività incessante e la sua grande
diligenza, e inoltre obbedendo
scrupolosamente e affrontando spesso i
pericoli, si conquistò in breve tale reputazione, che divenne ai nostri
carissimo, terribile agli occhi dei Numantini. E veramente egli si
distingueva, cosa che assai raramente si
verifica, per coraggio in
battaglia e per saggezza nelle decisioni, mentre nei più l’una, per
eccesso di
prudenza, genera timore, l’altro, per troppa audacia,
temerarietà. Scipione, perciò, si valeva di Giugurta per
quasi tutte le
imprese più rischiose, lo voleva tra i suoi amici e lo apprezzava di
giorno in giorno sempre
di più, vedendo che nessuna delle sue decisioni e
delle sue iniziative aveva cattivo esito. A queste doti Giugurta
univa
un animo generoso e un’intelligenza vivace, grazie a cui aveva stretto una
familiare amicizia con
molti Romani.
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