Dione, Paragrafo 7 - Studentville

Dione, Paragrafo 7

Quod

factum omnibus maximum timorem iniecit: nemo enim illo interfecto se tutum putabat. Ille autem adversario remoto licentius

eorum bona quos sciebat adversus se sensisse militibus dispertivit. Quibus divisis cum cotidiani maximi fierent sumptus

celeriter pecunia deesse coepit; neque quo manus porrigeret suppetebat nisi in amicorum possessiones. Id eiusmodi erat ut cum

milites reconciliasset amitteret optimates. Quarum rerum cura frangebatur et insuetus male audiendi non animo aequo ferebat de

se ab iis male existimari quorum paulo ante in caelum fuerat elatus laudibus. Vulgus autem offensa in eum militum voluntate

liberius loquebatur et tyrannum non ferendum dictitabat.

Versione tradotta

Questo fatto suscitò in tutti un grandissimo timore: infatti

nessuno si considerava al sicuro dopo che fu ucciso. Invece quello, eliminato l'avversario, distribuì arrogantemente tra i

soldati i beni di coloro che sapeva essere a lui ostili. .Distribuiti questi beni, giacchè le spese quotidiane divenivano

ingentissime, cominciò rapidamente a scarseggiare di denaro; e non c'erano abbastanza ricchezze su cui mettere mano se non

nelle proprietà degli amici. Questo modo di agire era tale da riconciliarlo con i soldati e fargli perdere il favore degli

ottimati. .Era abbattuto da queste preoccupazioni e, non avvezzo a sentir parlar male di sè, non sopportava di essere mal

giudicato da quelli che con le loro lodi poco prima lo avevano portato al cielo. La plebe, irritata dall'atteggiamento ostile

dei soldati nei suoi confronti, parlava piu' liberamente e ripeteva spesso che non si doveva sopportare il tiranno.

  • Letteratura Latina
  • Liber de excellentibus gentium (Dion) di Cornelio Nepote
  • Cornelio Nepote

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