Quod
factum omnibus maximum timorem iniecit: nemo enim illo interfecto se tutum putabat. Ille autem adversario remoto licentius
eorum bona quos sciebat adversus se sensisse militibus dispertivit. Quibus divisis cum cotidiani maximi fierent sumptus
celeriter pecunia deesse coepit; neque quo manus porrigeret suppetebat nisi in amicorum possessiones. Id eiusmodi erat ut cum
milites reconciliasset amitteret optimates. Quarum rerum cura frangebatur et insuetus male audiendi non animo aequo ferebat de
se ab iis male existimari quorum paulo ante in caelum fuerat elatus laudibus. Vulgus autem offensa in eum militum voluntate
liberius loquebatur et tyrannum non ferendum dictitabat.
Versione tradotta
Questo fatto suscitò in tutti un grandissimo timore: infatti
nessuno si considerava al sicuro dopo che fu ucciso. Invece quello, eliminato l'avversario, distribuì arrogantemente tra i
soldati i beni di coloro che sapeva essere a lui ostili. .Distribuiti questi beni, giacchè le spese quotidiane divenivano
ingentissime, cominciò rapidamente a scarseggiare di denaro; e non c'erano abbastanza ricchezze su cui mettere mano se non
nelle proprietà degli amici. Questo modo di agire era tale da riconciliarlo con i soldati e fargli perdere il favore degli
ottimati. .Era abbattuto da queste preoccupazioni e, non avvezzo a sentir parlar male di sè, non sopportava di essere mal
giudicato da quelli che con le loro lodi poco prima lo avevano portato al cielo. La plebe, irritata dall'atteggiamento ostile
dei soldati nei suoi confronti, parlava piu' liberamente e ripeteva spesso che non si doveva sopportare il tiranno.
- Letteratura Latina
- Liber de excellentibus gentium (Dion) di Cornelio Nepote
- Cornelio Nepote