Quamquam quis hoc credat Cn. Pompeium iuris publici moris maiorum rei denique publicae peritissimum cum senatus ei commiserit ut videret Ne quid res publica detrimenti caperet (quo uno versiculo satis armati semper consules fuerunt etiam nullis armis datis) hunc exercitu hunc dilectu dato iudicium exspectaturum fuisse in eius consiliis vindicandis qui vi iudicia ipsa tolleret? Satis iudicatum est a Pompeio satis falso ista conferri in Milonem qui legem tulit qua ut ego sentio Milonem absolvi a vobis oporteret ut omnes confitentur liceret.
Versione tradotta
D'altronde chi potrebbe credere che Gneo Pompeo, con la sua eccezionale conoscenza del diritto pubblico, delle antiche tradizioni, in una parola degli affari di governo, ricevuto dal senato l'incarico di "provvedere a che lo stato non subisse il minimo danno" (una formuletta, in forza della quale i consoli sono stati sempre armati quanto bastava, senza il ricorso ad altre armi), Pompeo, dunque, ottenuto un esercito e la possibilità di arruolare soldati, avrebbe atteso il dibattito giudiziario per punire i disegni di chi con la violenza era in grado di eliminare i giudizi stessi? Pompeo s'è pronunciato con sufficiente chiarezza sulla falsità delle accuse rivolte a Milone: ha proposto una legge in base alla quale, così mi sembra, voi avete l'obbligo morale di assolvere Mílone o almeno, per ammissione comune, la facoltà di farlo.
- Letteratura Latina
- Pro Milone di Cicerone
- Cicerone