Ad ea rex aliter atque animo gerebat placide respondit.
Bomilcare aliisque multis quos socios insidiarum cognoverat interfectis iram oppresserat ne qua ex eo negotio seditio oreretur.
Neque post id locorum Iugurthae dies aut nox ulla quieta fuit: neque loco neque mortali cuiquam aut tempori satis credere civis
hostisque iuxta metuere circumspectare omnia et omni strepitu pauescere alio atque alio loco saepe contra decus regium noctu
requiescere interdum somno excitus arreptis armis tumultum facere: ita formidine quasi vecordia exagitari.
Versione tradotta
A queste parole il re rispose amichevolmente, dissimulando i
suoi
veri sentimenti. Dopo aver fatto uccidere Bomilcare e molti altri di cui
aveva accertato la complicità
nel tradimento, aveva soffocato la sua
collera, nel timore che quella vicenda potesse causare una rivolta. Ma
da quel momento Giugurta non ebbe più pace, né di giorno né di notte;
sospettava di ogni luogo, di ogni persona,
di ogni circostanza; temeva
tanto i concittadini quanto i nemici; vedeva il pericolo ovunque e si
allarmava
per ogni rumore; la notte dormiva ora in un luogo ora in un
altro, spesso senza alcun rispetto per la sua dignità
regale. Talvolta si
svegliava di soprassalto e, afferrate le armi, suscitava grande
scompiglio: in una
parola, era sconvolto da un terrore simile alla follia.
- Letteratura Latina
- Par. 60-89
- Sallustio