Nec vero me iudices Clodianum crimen movet nec tam sum demens tamque vestri sensus ignarus atque expers ut nesciam quid de morte Clodi sentiatis. De qua si iam nollem ita diluere crimen ut dilui tamen impune Miloni palam clamare ac mentiri gloriose liceret: ‘Occidi occidi non Sp. Maelium qui annona levanda iacturisque rei familiaris quia nimis amplecti plebem videbatur in suspicionem incidit regni appetendi; non Ti. Gracchum qui conlegae magistratum per seditionem abrogavit quorum interfectores impleverunt orbem terrarum nominis sui gloria; sed eum–auderet enim dicere cum patriam periculo suo liberasset–cuius nefandum adulterium in pulvinaribus sanctissimis nobilissimae feminae comprehenderunt;
Versione tradotta
Quanto a me, giudici, non è l'accusa relativa all'uccisione di Clodio a turbarmi, né sono folle e ignaro e all'oscuro dei vostri sentimenti al punto da non conoscere il vostro pensiero sulla morte di Clodio. In merito ad essa, quand'anche non avessi voluto smontare l'accusa così come ho fatto, tuttavia dovrebbe esser lecito a Milone proclamare davanti a tutti, senza timore di punizione, questa menzogna per lui gloriosa: "Ho ucciso, certo, ho ucciso non Spurio Melio, che abbassando il prezzo del grano e con elargizioni delle sue sostanze diede l'impressione di abbracciare in modo esagerato la causa della plebe e destò il sospetto di mirare alla tirannide; non Tiberio Gracco, che destituì dalla carica uno dei suoi colleghi servendosi di una rivolta: i loro uccisori hanno riempito il mondo intero della gloria del loro nome. Ho ucciso un uomo - avrebbe il coraggio di dirlo, dopo aver liberato la patria a suo rischio - scoperto in sacrilego adulterio sui sacri guanciali da donne della più alta nobiltà;
- Letteratura Latina
- Pro Milone di Cicerone
- Cicerone