Omnino amicitiae corroboratis iam
confirmatisque et ingeniis et aetatibus iudicandae sunt, nec si qui ineunte aetate venandi aut pilae studiosi fuerunt, eos
habere necessarios quos tum eodem studio praeditos dilexerunt. Isto enim modo nutrices et paedagogi iure vetustatis plurimum
benevolentiae postulabunt; qui neglegendi quidem non sunt sed alio quodam modo aestimandi. Aliter amicitiae stabiles permanere
non possunt. Dispares enim mores disparia studia sequuntur, quorum dissimilitudo dissociat amicitias; nec ob aliam causam ullam
boni improbis, improbi bonis amici esse non possunt, nisi quod tanta est inter eos, quanta maxima potest esse, morum
studiorumque distantia.
Versione tradotta
In generale, si deve decidere sull'amicizia quando il
carattere è formato e l'età matura, e non, se qualcuno nella prima giovinezza è stato amante della caccia o della palla,
deve ritenere amici quelli che allora egli prediligeva perché avevano la stessa passione. In codesto modo, infatti, nutrici e
pedagoghi per diritto d'anzianità pretenderanno per sé il più grande affetto; e se essi non sono da mettere in disparte,
sono però da tenere in una certa qual altra considerazione. In altro modo le amicizie non possono durare salde. Diversità di
caratteri mena con sé diversità di gusti, e la dissomiglianza di questi scioglie le amicizie; né per alcun'altra causa le
persone perbene non possono essere amici ai malfattori, i malfattori alla gente perbene, se non perché tanta è tra loro la
differenza dei caratteri e dei gusti, quanta può essere la più grande che vi sia.
- Letteratura Latina
- De Amicitia di Cicerone
- Cicerone