Pro Milone, Paragrafo 74 - Studentville

Pro Milone, Paragrafo 74

eum denique cui iam nulla lex erat nullum civile ius nulli possessionum termini; qui non calumnia litium non iniustis vindiciis ac sacramentis alienos fundos sed castris exercitu signis inferendis petebat; qui non solum Etruscos -eos enim penitus contempserat–sed hunc P. Varium fortissimum atque optimum civem iudicem nostrum pellere possessionibus armis castrisque conatus est; qui cum architectis et decempedis villas multorum hortosque peragrabat; qui Ianiculo et Alpibus spem possessionum terminarat suarum; qui cum ab equite Romano splendido et forti M. Paconio non impetrasset ut sibi insulam in lacu Prilio venderet repente luntribus in eam insulam materiem calcem caementa arma convexit dominoque trans ripam inspectante non dubitavit exstruere aedificium in alieno;

Versione tradotta

un uomo, insomma, che ormai non riconosceva più leggi, diritto civile, confini di proprietà; che non s'impossessava dei fondi altrui grazie al ricorso a cavilli giuridici e ad ingiuste rivendicazioni e querele, ma servendosi degli accampamenti, dell'esercito, della guerra dichiarata; che non solo gli Etruschi (perché quelli li disprezzava dal profondo del cuore), ma anche il qui presente Publio Vario, cittadino coraggiosissimo ed eccellente, giudice in questa causa, ha tentato di cacciare dalle proprietà con azioni di guerra; che con architetti e pertiche di dieci piedi si aggirava per le ville e i giardini di molti; che aveva fissato quali termini delle sue speranze di possesso il Gianicolo e le Alpi; che non avendo ottenuto da Marco Paconio, cavaliere romano illustre e valoroso, la vendita dell'isola nel lago Prilio, all'improvviso fece trasportare con le zattere su quell'isola materiali, calce, cemento, sabbia e, mentre il padrone lo stava a guardare dalla riva opposta, non esitò ad innalzare un edificio nel suolo altrui;

  • Letteratura Latina
  • Pro Milone di Cicerone
  • Cicerone

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