qui huic T. Furfanio–cui viro di immortales! quid enim ego de muliercula Scantia quid de adulescente P. Apinio dicam? quorum utrique mortem est minitatus nisi sibi hortorum possessione cessissent–sed ausum esse Furfanio dicere si sibi pecuniam quantam poposcerat non dedisset mortuum se in domum eius inlaturum qua invidia huic esset tali viro conflagrandum; qui Appium fratrem hominem mihi coniunctum fidissima gratia absentem de possessione fundi deiecit; qui parietem sic per vestibulum sororis instituit ducere sic agere fundamenta ut sororem non modo vestibulo privaret sed omni aditu et limine.’
Versione tradotta
che al qui presente T. Furfanio, che uomo per gli dèi immortali (ma che dovrei dire di quella povera donna di Scanzia e del giovanetto Publio Aponio? Ha minacciato entrambi di morte, se non avessero rinunciato in suo favore alla proprietà dei loro giardini), a Tiro Furfanio, dunque, ha avuto la faccia tosta di dire che se non gli avesse dato la somma richiesta, gli avrebbe fatto trovare un morto in casa, con la conseguenza che un uomo simile sarebbe stato travolto dall'indignazione per un tale delitto; che mentre era assente il fratello Appio, a me legato dalla più fedele amicizia, lo privò del possesso di un suo fondo; che decise di costruire un muro lungo il vestibolo della casa della sorella e di gettarne le fondamenta in modo da privarla non solo del vestibolo, ma addirittura di qualsiasi via d'accesso attraverso la soglia".
- Letteratura Latina
- Pro Milone di Cicerone
- Cicerone