Sed pariter cum capta Thala legati ex oppido Lepti ad Metellum venerant orantes uti praesidium
praefectumque eo mitteret: Hamilcarem quendam hominem nobilem factiosum novis rebus studere aduersum quem neque imperia
magistratuum neque leges valerent; ni id festinaret in summo periculo suam salutem illorum socios fore. Nam Leptitani iam inde
a principio belli Iugurthini ad Bestiam consulem et postea Romam miserant amicitiam societatemque rogatum. Deinde ubi ea
impetrata semper boni fidelesque mansere et cuncta a Bestia Albino Metelloque imperata naue fecerant. Itaque ab imperatore
facile quae petebant adepti. Emissae eo cohortes Ligurum quattuor et C. Annius praefectus.
Versione tradotta
Ma al momento della presa di Tala si erano recati da Metello
degli ambasciatori della città di
Leptis e lo avevano pregato di inviar
loro una guarnigione e un governatore, perché un nobile fazioso, un certo
Amilcare, cercava di sovvertire lo stato e contro di lui non valevano né
l’autorità dei magistrati né le leggi.
Se Metello non fosse prontamente
intervenuto, essi, alleati dei Romani, si sarebbero trovati in una
situazione di grande pericolo. I Leptitani, difatti, già sin dall’inizio
della guerra giugurtina avevano mandato a
chiedere prima al console Bestia
e poi a Roma amicizia e alleanza. Ottenutele, erano sempre rimasti
sinceramente fedeli e avevano scrupolosamente eseguito tutti gli ordini di
Bestia, Albino e Metello. Ottennero
dunque facilmente dal comandante ciò
che chiedevano e furono loro inviate quattro coorti di Liguri sotto il
comando di Gaio Annio.
- Letteratura Latina
- Par. 60-89
- Sallustio