Pro Milone, Paragrafo 77 - Studentville

Pro Milone, Paragrafo 77

Quam ob rem si cruentum gladium tenens clamaret T. Annius: ‘Adeste quaeso atque audite cives: P. Clodium interfeci; eius furores quos nullis iam legibus nullis iudiciis frenare poteramus hoc ferro et hac dextera a cervicibus vestris reppuli per me ut unum ius aequitas leges libertas pudor pudicitia in civitate maneret!’ esset vero timendum quonam modo id ferret civitas! Nunc enim quis est qui non probet qui non laudet qui non unum post hominum memoriam T. Annium plurimum rei publicae profuisse maxima laetitia populum Romanum cunctam Italiam nationes omnis adfecisse et dicat et sentiat? Non queo vetera illa populi Romani gaudia quanta fuerint iudicare: multas tamen iam summorurn imperatorum clarissimas victorias aetas nostra vidit quarum nulla neque tam diuturnam attulit laetitiam nec tantam.

Versione tradotta

Perciò, se T. Annio con la spada ancora lorda di sangue urlasse: "Avvicinatevi, vi prego, e ascoltatemi, cittadini! Ho ucciso Publio Clodio, e i suoi furori, che ormai era impossibile frenare con leggi e processi, li ho stornati dalle vostre teste con questa spada e con questa mia destra, sicché per opera di me solo il diritto e la giustizia, le leggi e la libertà, l'onore e la purezza restassero nella vostra città", ci sarebbe veramente da temere la reazione dei cittadini? Ma c'è qualcuno che adesso non lo approvi, che non lo copra d'elogi, che non dica e pensi che a memoria d'uomo nessuno più di T. Annio ha reso un servigio tanto importante alla patria e ha procurato una gioia maggiore al popolo romano, afl'ltalia intera, a tutte le nazioni? Non sono in grado di giudicare l'intensità della gioia che il popolo romano provò in passato: comunque i nostri tempi hanno già visto splendide vittorie di eccelsi generali, ma nessuna di esse ha prodotto una gioia tanto duratura e tanto grande.

  • Letteratura Latina
  • Pro Milone di Cicerone
  • Cicerone

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